La sonda Osiris-Rex della Nasa ha toccato l’asteroide Bennu per raccogliere diversi grammi di polvere da portare sulla Terra. L’obiettivo è cercare gli “ingredienti originali” dell’universo.
Si è compiuta nella notte tra martedì e mercoledì l’impresa della sonda Osiris-Rex, firmata Nasa e da anni in orbita attorno all’asteroide Bennu. Il corpo celeste, che si trova a 321 milioni di km di distanza dalla Terra, è antichissimo, tanto che la sua formazione risale proprio ai tempi della formazione del nostro Sistema Solare.
La scorsa notte, grazie alla tecnica TAG (acronimo di “Touch-And-Go”, letterlamente “Tocca e Vai”), ha potuto raccogliere diversi campioni di materiale extraterrestre, così che possano essere analizzati sul nostro pianeta. Per gli esperti si tratta di un traguardo che aiuterà a migliorare la nostra conoscenza del sistema solare, e che permetterà di fare più luce sulla sua stessa formazione avvenuta miliardi di anni fa.
Come spiegato dalla Nasa, la discesa di Osiris-Rex su Bennu è durata quattro ore, e ha richiesto tutta una serie di delicate e precise manovre per atterrare esattamente nel punto prescelto. L’approdo è stato infatti previsto nel Nightingale, un cratere nel polo nord dell’asteroide, punto in cui è stato ritenuto più fruttuoso tentare le operazioni di recupero e raccolta materiali extraterrestri. La sonda, si ricorda, era partita dalla stazione di Cape Canaveral (in Florida) l’8 settembre 2016, e ha raggiunto l’asteroide nel dicembre del 2018.
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Il team di scienziati che si sta occupando di questa ambiziosa missione sta già valutando la quantità (si parla di un obiettivo minimo di 60 grammi) e la qualità del campione raccolto dalla sonda Osiris-Rex, così da valutare l’eventuale possibilità di effettuare una nuova operazione TAG il prossimo gennaio. Al momentola sonda rimarrà comunque in orbita attorno a Bennu, dato che il viaggio di ritorno è ancora ufficialmente previsto per il mese di marzo del prossimo anno. Un viaggio, questo, che troverà fine con l’atterraggio definitivo sulla Terra, al momento programmato per il 24 settembre del 2023.
“Tutto è andato alla perfezione“, ha annunciato pochi minuti dopo il contatto con la sonda il responsabile della missione, Dante Lauretta. “Stasera è stata scritta una pagina di storia”, ha poi commentato, mentre ha spiegato come l’obiettivo dell’operazione sia quello di provare a mettere mano sugli “ingredienti originali dell’universo”.
Questo perché “mentre i pianeti e le lune sono cambiati nel corso dei millenni, molti di questi piccoli corpi celesti sono rimasti immutati”, ha spiegato Lori Glaze, capo della divisione di Scienze planetarie della Nasa. “Gli asteroidi – ha aggiunto ancora Glase – sono come capsule del tempo che possono fornire una testimonianza fossile della nascita del nostro Sistema Solare”.
“Questa fantastica ‘prima volta’ per la Nasa dimostra come una squadra di persone provenienti da diverse nazioni possano mettersi insieme, affrontare incredibili sfide e andare oltre i confini della conoscenza. L’Agenzia, gli scienziati e i partner internazionali hanno reso possibile tenere nelle nostre mani un pezzo del più antico sistema solare”, ha infine dichiarato l’amministratore Nasa Jim Bridenstine, estremamente soddisfatto dei risultati finora raggiunti.
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