Se i professori sono in salute, possono lavorare comunque da casa con i loro allievi. La richiesta arriva dai presidi: “Devono poter fare didattica a distanza, senza considerarli in malattia”.
Arriva la svolta per quanto riguarda i professori finiti in quarantena. Soprattutto per quel che riguarda i docenti costretti all’isolamento domiciliare per essere entrati in contatto con un soggetto positivo al Covid-19. Il ministero dell’istruzione, diretto da Lucia Azzolina, sta infatti per rendere nota una circolare sul tema. E qui si legge che, nel caso in cui i professori fossero in buona salute, potranno continuare a lavorare da casa. Dunque potranno svolgere lezioni a distanza, come si faceva durante il lungo lockdown primaverile, in modo da non rallentare la didattica.
Nel caso di docente positivo, i tempi per il rientro tra i banchi si allungano in maniera inevitabile. Per questo motivo il ministero, anche sotto la spinta ricevuta dai presidi di tutta Italia, sta attuando questo provvedimento. Ma c’è da scardinare anche un altro problema, sempre relativo ai professori costretti alla quarantena fiduciaria. Questi, approfittando delle norme in proprio favore, sfruttavano la situazione per mettersi in malattia e continuare a percepire lo stipendio. Una soluzione che agli stessi presidi non è mai andata giù.
E allora ecco che, come rivela Mario Rusconi, la situazione sta finalmente per cambiare. Il presidente dell’associazione presidi di Roma e del Lazio ha svelato, ai colleghi de Il Messaggero, come sono andate le cose nel confronto con il ministero. “Abbiamo chiesto al ministero di prevedere una norma per cui il lavoratore in quarantena – dichiara Rusconi – , che sia in buona salute, possa lavorare da remoto. Per non fermare l’attività didattica. Anche per le classi che restano in presenza servono soluzioni veloci, è necessaria la copertura della cattedra in base allo stesso principio: portare avanti le lezioni“.
Dunque l’anno scolastico potrà finalmente prendere il giusto ritmo, dopo un inizio a singhiozzo. Giorno dopo giorno chiudono diverse classi in tutta Italia, anche per via dei professori costretti a rimanere a casa. Stando a una stima fatta dall’Anp Lazio, infatti, una percentuale di istituti che oscilla tra il 60 e il 70 percento ha una classe in quarantena. Rusconi svela che “ci sono scuole che ne hanno avute anche 5 in contemporanea“, sempre per via dei docenti assenti. E la soluzione è chiara: “Devono poter fare didattica a distanza, senza considerarli in malattia. Ovviamente se sono in salute“.
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Nel frattempo, però, appare un altro problema, rivelato dallo stesso Rusconi. “Se il docente non è in malattia non può essere sostituito da un supplente“, dichiara. Motivo per cui non è possibile proseguire le lezioni in presenza. La soluzione potrebbe consistere nella presenza di un sorvegliante nelle aule sprovviste di professore, mentre quest’ultimo porta avanti la lezione da remoto, collegandosi con l’aula stessa. Ma si tratta anche in questo caso di una soluzione difficile da attuare. Anche perchè non mancano solo i docenti, ma anche il personale scolastico.
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In ogni caso, è arrivata due giorni fa una nuova circolare. È quella con cui vengono individuate le modalità di lavoro agile per le persone in quarantena, ma non in stato di malattia. Basandosi su questa circolare, il ministro Azzolina vuole preparare una nuova nota che adatti le nuove norme al contesto scolastico. Si tratta sicuramente di un contesto diverso rispetto a quello del pubblico impiego. Ma l’obiettivo del ministro è chiaro: portare avanti senza intoppi l’anno scolastico e ridurre ai minimi termini i rallentamenti per l’apprendimento.