Stare alla presenza di Dio significa non scordarsi di lui nella nostra vita, nei nostri gesti. Significa non dimenticarsi di una persona che non si dimentica mai di noi. Nell’incontro con lui, alla fine della nostra vita, Egli valuterà anche quanto ci siamo ricordati di lui e che siamo sempre alla sua presenza amorevole.
S. Cornelio; S. Adelina; S. Maria Bertilla Boscardin
29.a del Tempo Ordinario
Il Signore annuncia la pace al suo popolo
Ef 2,12-22; Sal 84; Lc 12,35-38
Cristo è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 2,12-22
Fratelli, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne.
Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.
Parola di Dio.
R. Il Signore annuncia la pace al suo popolo.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra. R.
Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo. R.
Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino. R.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli.
+ Dal Vangelo secondo Luca 12,35-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».
Parola del Signore.
Non possiamo sapere quando sarà il nostro incontro con lui, ci dice oggi Gesù. Non possiamo sapere quando, che sia alla fine della vita o nel mentre, gli saremo di fronte a rendere conto della nostra vita. E’ importante considerare ciò, di dover fare un bilancio ad un certo punto.
Farsi trovare pronti significa essere consapevoli di stare costantemente alla presenza di Dio, senza sapere quando nella nostra vita ci sarà l’incontro con lui. Gesù lo si incontra in tre tappe: una è nella vita di tutti i giorni, quando Lui bussa alla porta del nostro cuore, e noi lo rifiutiamo o lo accogliamo.
Questo incontro si perpetra in verità ogni giorno, fino a che non apriamo il cuore. Un’altra volta l’incontro è alla fin della nostra vita, per il nostro giudizio definitivo.
Dove Gesù non si fa giudice spietato ma nostro difensore contro i nostri peccati che gridano giustizia a Dio. Qui sarà dipeso molto dalla nostra volontà personale, e cioè da cosa avremmo scelto veramente nel nostro percorso: una strada di vita o una strada di morte.
Infine, in ultimo incontreremo Gesù alla fine dei tempi, al Giudizio Universale, quando Dio rinnoverà tutta la creazione, innalzando ciò che era da innalzare e allontanando per sempre ciò che si era voluto allontanare da Lui.
Nella parabola che oggi ci propone il Vangelo, non sappiamo Gesù a quale incontro si riferisca, ma di certo ad un momento decisivo: nel bel mezzo della notte, i servi che avranno atteso il padrone, con l’intento di servirlo al ritorno dalle nozze, saranno invece da lui serviti. Chi quindi avrà atteso Gesù vigile e operoso, senza dubitare di un suo abbandono e senza assopirsi nell’inedia e nelle opere cattive, avrà da Gesù tutto ciò che merita e necessita. Perché infinitamente misericordioso è il Signore, e anche infinitamente giusto.
Vivere aspettando questo incontro vuol dire stare alla presenza di Dio. Significa non scordarsi di lui nella nostra vita, nei nostri gesti. Vuol dire non dimenticarsi di una persona che non si dimentica mai di noi. Nell’incontro con lui, alla fine della nostra vita, Egli valuterà anche quanto ci siamo ricordati di lui e che siamo sempre alla sua presenza amorevole.
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