La ripresa economica dell’Italia sta rallentando di nuovo, dopo i segnali di miglioramento registrati durante l’estate.
L’obiettivo principale è evitare un nuovo lockdown. Ascoltando le ultime dichiarazioni e conferenze stampa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, appare evidente che è questo il fulcro di ogni misura restrittiva varata con lo strumento del Dpcm. Un approccio alla pandemia totalmente differente, rispetto alla strategia adottata durante la scorsa primavera.
Il cambio di strategia di Conte
Facciamo un passo indietro. È tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo che la diffusione del coronavirus inizia ad essere incontrollata in Italia. Passerà poco tempo prima che il premier prenda la decisione più difficile dall’inizio del suo mandato: chiudere l’intero Paese in quarantena, bloccando per circa due mesi ogni tipo di attività produttiva.
Per tutta la durata del lockdown, gli esponenti del Governo danno sempre la stessa risposta sulle motivazioni che li hanno spinti a prendere simili provvedimenti: per l’esecutivo giallorosso la salute dei cittadini viene prima delle dinamiche dei mercati finanziari. In altre parole, le perdite economiche fanno meno male delle perdite umane.
Il discorso politico è cambiato radicalmente al rientro dall’estate. La curva dei contagi ha ricominciato a salire vertiginosamente, le terapie intensive stanno accogliendo di nuovo pazienti contagiati dal coronavirus, e il presidente del Consiglio ha varato nuovi Dpcm con l’obiettivo di contenere questa seconda ondata. Ma ha ripetuto incessantemente che il lockdown generalizzato va evitato a tutti i costi. Perché? Che cosa è cambiato da marzo a oggi?
Una lentissima ripresa economica
A preoccupare stavolta non è soltanto la curva dei contagi, ma anche – e probabilmente ancora di più – quella della ripresa economica. Stando al rapporto pubblicato dal Centro Studi di Confindustria, infatti, si stima un profondo calo del Pil italiano del -10 per cento nel 2020. Un recupero parziale del 4,8 per cento potrebbe avvenire nel 2021, ma al momento l’impatto della crisi sanitaria è stato leggermente più negativo di quello atteso fino ad alcuni mesi fa. Anzi, la contrazione del Pil di quest’anno porta i livelli indietro a quelli di 23 anni fa.
Dall’inizio degli anni Novanta a oggi, infatti, dopo ogni crisi negli ultimi 30 anni, l’Italia si è adagiata su ritmi di crescita sempre più lenti, infatti è l’unica grande economia in Europa a mostrare un profilo in tendenziale diminuzione: nei 30 anni tra 1991 e 2021 il Pil italiano ha accumulato una distanza di 29 punti percentuali dalla Germania, 37 dalla Francia, 54 dalla Spagna. In termini di Pil pro-capite, con la crisi da coronavirus l’Italia è tornata ai livelli di fine anni Ottanta.
Tanto che è stata definita la “tempesta perfetta” quella causata tra marzo e aprile dal doppio shock di domanda e offerta, provocato dal blocco normativo delle attività e dalle limitazioni agli spostamenti delle persone. E in effetti il Pil è precipitato, diminuendo complessivamente del 17,8 per cento nel primo e secondo trimestre. Le conseguenze più gravi, secondo Confindustria, le ha subìte l’industria, che ha risentito della cancellazione di ordini dal mercato interno ed estero, e le attività terziarie come quelle del turismo, dei trasporti e della ristorazione.
E se la fine del lockdown a inizio maggio aveva determinato un’importante risalita della domanda, che in molti settori si era sostanzialmente azzerata, non è riuscita tuttavia a colmare la perdita dei primi due trimestri. Per registrare un graduale recupero del Pil bisognerà aspettare il primo trimestre del 2021, sempre che la diffusione del coronavirus non esploda in una nuova violenta ondata. Ed ecco spiegato il timore di Conte di un nuovo lockdown: l’economia italiana non se lo può assolutamente permettere.
In che modo potrà recuperare l’Italia?
Un impulso importante alla ripresa, nel corso del prossimo anno, potrebbe essere rappresentato dagli effetti positivi derivanti dalle misure di sostegno all’economia già approvate a livello europeo. Con il Recovery Plan affluirebbero gradualmente per essere investite in Italia risorse aggiuntive, a partire dal 2021. Queste si affiancherebbero agli interventi di politica economica varati nei paesi colpiti dall’emergenza sanitaria, con un effetto positivo sulla congiuntura internazionale.
Tuttavia – com’è spiegato nel rapporto del CSC – il rimbalzo del Pil italiano nel 2021 compenserà solo parzialmente il crollo di quest’anno: nel quarto trimestre del prossimo anno il livello del reddito sarà ancora inferiore di oltre il 3 per cento rispetto a fine 2019. E molto lontano dai massimi di inizio 2008, di circa otto punti percentuali. Cruciali per l’anno prossimo saranno dunque l’intensità e la velocità della ripresa del Pil. Se il recupero sarà incompleto, come prevede Confindustria, a rimetterci sarà l’occupazione, che potrebbe calare dell’1 per cento.
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