Il Governo ha accettato di buon grado la richiesta fatta dal governatore Fontana e dai sindaci dei capoluoghi. La conferma è arrivata dopo un confronto telefonico con il ministro per gli affari regionali Boccia.
Sembrava fosse stato scongiurato, ma alla fine ce ne sarà un gran bisogno nei prossimi giorni. Stiamo parlando del coprifuoco che verrà rispettato in Lombardia a partire dai prossimi giorni. Il tutto dopo che anche il Governo nazionale ha dato il via libera alla richiesta accorata, fatta dal governatore Attilio Fontana e dai sindaci dei capoluoghi. Il confronto è avvenuto in particolare con il ministro della salute Speranza e con quello degli affari regionali Boccia. Una fitta nottata di telefonate tra il Pirellone e Palazzo Chigi, finchè non si è arrivati all’accordo.
A dire il vero non c’è stato bisogno di tirare troppo la corda da parte del governatore lombardo. Anche sulla scorta di una richiesta che si è fatta impellente da parte dei sindaci dei capoluoghi di regione. L’ultimo dato, almeno relativo alla diffusione del Covid-19 in tutta la Lombardia, parla chiaro. Sono stati effettuati 14.577 tamponi, e 1.687 sono risultati positivi. Ciò vuol dire che oltre un lombardo su 9 hanno visto un esito positivo del test effettuato, in base ai dati delle 24 ore scorse. Da qui il diktat del ministro Boccia: “In Lombardia, da giovedì 22, vanno fermate tutte le attività dalle 23 in poi“.
Anche Roberto Speranza non batte ciglio e dà l’ok al governatore: “Sono d’accordo sull’ipotesi di misure più restrittive in Lombardia. Ho sentito il Presidente Fontana e il sindaco Sala e lavoreremo assieme in tal senso nelle prossime ore“. Si tratta di una mossa che ovviamente guarda in particolare al weekend, con le serate di venerdì e sabato che vedono la maggiore presenza di giovani nelle zone della vita notturna a Milano e dintorni. Si può parlare di un primo mini-lockdown, seppur relativo a una determinata fascia oraria. Ma non ci saranno solo i locali notturni nel mirino del governo regionale lombardo.
Arriverà lo stop a tutte le attività e agli spostamenti, fatta eccezione per i casi eccezionali come i movimenti per lavoro, salute o di comprovata necessità. Un po’ come accadeva durante il lockdown a tiratura nazionale. Tutti i ristoranti e i locali notturni chiuderanno un’ora prima – alle 23 anzichè alle 24 – rispetto a quanto previsto dall’ultimo dpcm. E in più sarà necessario munirsi di autocertificazione. Il tutto con vista sui dati in arrivo nei prossimi giorni, che saranno quelli in cui ci si attende un vero e proprio boom di nuovi casi in regione.
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Stando alle prime stime fatte dalla Commissione indicatori, potrebbero esserci nella regione 600 nuovi ricoveri in terapia intensiva e circa 4.000 con sintomi lievi. Ma oltre al lockdown della vita notturna, la regione Lombardia ha deciso di far abbassare la saracinesca, nei giorni di sabato e domenica, alle attività della media e grande distribuzione commerciale. Sono esclusi da questo provvedimento gli esercizi che vendono generi alimentari e altri articoli di prima necessità. Dunque è chiusura pressochè totale, tranne che per le necessità più impellenti.
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Bisogna tenere sotto controllo la tenuta degli ospedali, mentre si sta lavorando per la riapertura di altri Covid Hospital. In primis quello fatto inaugurare in Fiera a Milano, che all’epoca dei fatti fece discutere per la mancanza di personale a fronte di un numero imponente di richiedenti ricovero. E i primi allarmi arrivano, come quello del direttore dell’Ats di Milano Vittorio De Micheli: “Non riusciamo a tracciare tutti i contagi, a mettere attivamente in isolamento le persone. Chi sospetta di aver avuto un contatto a rischio o sintomi stia a casa”.