Le province di Trento e quella di Bolzano iniziano ad annunciare: in programma la cancellazione dei mercatini di Natale a causa dell’emergenza coronavirus. L’Alto Adige sembra andare in quella direzione.
L’ipotesi di cancellazione dei mercatini di Natale si è fatta sempre più solida, tanto da esser ormai divenuta realtà. Secondo i pareri giuridici, infatti, sarebbe impossibile far rispettare le misure introdotte dal nuovo Dpcm. Così il sindaco di Trento Franco Ianaselli anticipa la sua decisione: “Alla luce della situazione dei contagi e di quanto contenuto nel Dpcm consideriamo che i mercatini non ci siano, al momento tutto spinge in quella direzione. Abbiamo anche detto che teniamo al Natale di comunità, quindi potremmo pensare ad altre forme, ma che non ci possano essere i mercatini come è stato negli anni scorsi mi pare ovvio. Al momento ci sembra improbabile che si possano tenere”. Così molto probabilmente non avrà luogo la ventisettesima edizione del mercatino di Natale di Trento, prevista per il 21 novembre. Lontani, quindi, i numeri dell’anno scorso, che avevano registrato più di un milione di turisti accorsi per gli ormai tradizionali mercatini. Una presa di posizione che, infatti, scatena la polemica dell’assessore provinciale al Turismo Roberto Failoni, che definisce la decisione una mossa non concordata e “inopportuna”. Stessa direzione quella presa dalla provincia di Bolzano. A fermare tutto, anche qui, il nuovo Dpcm e il suo divieto di organizzare fiere e sagre locali. Già per la giornata di oggi era in programma una riunione della giunta di Bolzano. Intanto il presidente della provincia Arno Kompatscher anticipa: “Cibi e bevande li abbiamo esclusi dall’inizio ma probabilmente non vedremo nemmeno i banchi con altre merci. Potremmo dover vivere il Natale solo con l’albero e le illuminazioni, dobbiamo escludere ogni situazione di rischio”. Anche l’Alto Adige sta già optando per lo stop. A creare una frenata, anche l’impossibilità di garantire il rispetto del distanziamento sociale in strade, pullman e treni a centinaia di turisti che si sarebbero diretti nelle località più apprezzate durante il periodo natalizio.
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Insomma, tutto sommato, sarebbe stato un mercatino snaturato, un evento a perdere. Per questo il Trentino-Alto Adige ha deciso di sospendere tutto tra il 28 novembre e il 6 gennaio. Uno stop che interrompe una tradizione che va avanti dal 1990, anno in cui Bolzano aveva inaugurato il primo mercatino di Natale in Italia. L’idea fu importata dai Paesi del Nord Europa (addirittura nata a Dresda nel 1434) e fu da subito apprezzata anche nel Bel Paese. Da piacevole tradizione natalizia, però, i mercatini di Natale si sono trasformati da subito anche in un consistente giro d’affari, che lo scorso anno aveva superato, a livello nazionale, i 776 milioni di euro. I mercati in tutta Italia avevano mobilitato quasi 12 milioni di visitatori, desiderosi di apprezzare quanto avevano da offrire i circa 28mila espositori. Proprio per questo, e proprio per questo a malincuore, Arno Kompatscher ha ribadito: “In questo momento la priorità è garantire il funzionamento di scuola e imprese e per questo dobbiamo rinunciare a tutto ciò che non è irrinunciabile”. Accetta ma non getta la spugna Philipp Moser, presidente dei commercianti altoatesini, che afferma: “Non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia ma faremo il massimo per assicurare un’atmosfera natalizia a chi vive qui e a chi ama il nostro territorio”.
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Insomma, nonostante i rischi a livello economico, nonostante il dispiacere, quasi tutti sembrano riconoscere l’esigenza di questo stop, che anzi non si ferma ai mercatini di Natale. Il presidente Kompatscher ha già predisposto un 30% di didattica a distanza e la chiusura dei bar alle 23. Poi, andando oltre, ha rivolto un appello ai cittadini: è necessario, per quanto possibile, rinunciare a feste di Halloween e a castagnate, le cosiddette Toerggelen. Si tratta di restrizioni sofferte ma necessarie, perché la preoccupazione per un incontrollabile effetto a catena dei contagi è alta. Si tratta, inoltre, di un sacrificio volto a tentare di salvare un giro d’affari ancor più grande: la stagione sciistica, già indebolita per l’assenza di turismo proveniente dall’estero. Un sacrificio, quello dei mercatini natalizi, che comunque viene pagato a caro prezzo e che rischia di compromettere irrimediabilmente diverse attività di artigiani e commercianti. Insomma, la misura sembra inevitabile, e il colpo inferto all’economia anche. La speranza, ora, è di non aver inferto un colpo troppo grosso e di riuscire, in tal modo, a evitare una crescita esponenziale dei contagi da coronavirus.
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