Vaticano, lo scandalo del palazzo di Londra: “Dammi 10 milioni e me ne vado”

Vaticano, emergono nuovi sviluppi in merito allo scandalo legato alla compravendita del palazzo di Londra. Ascoltata la registrazione di un incontro a tre: “Dammi 10 milioni e me ne vado”.

Emergono nuovi sviluppi in merito allo scandalo che coinvolge il Vaticano. Si torna a parlare dell’incriminato palazzo di Londra, comprato dalla Santa Sede con un’operazione finanziaria che ha fruttato un giro d’affari milionario. A ripercorrere la vicenda è stato il Corriere della Sera, nel cui articolo spunta l’audio di un incontro segreto a tre all’Hotel Bulgari di Milano, tra broker e dirigenti del Vaticano. Una conversazione, la loro, in cui si parla di soldi, di affari e forse anche di tangenti – e datata 19 dicembre 2018.

Palazzo di Londra: l’operazione, le azioni e il bonifico

Nella conversazione registrata, è possibile ascoltare il broker, Gianluigi Torzi, il dirigente del Vaticano, Fabrizio Tirabassi, ed Enrico Crasso, storico gestore delle finanze della Santa Sede. Si sono dati appuntamento all’Hotel Bulgari di Milano, in una saletta riservata, per parlare di affari. “Tu lo sai che su questa operazione c’è tutto il mondo, sì? Ci sono i servizi vostri, i servizi inglesi… questa cosa va fatta come ti dico io e nessuno si fa male, perché non è che Gianluigi è caduto dal cielo e vi ha salvato l’operazione …”, afferma Gianluigi Torzi. L’operazione in questione, che era rimasta segreta fino all’ottobre del 2019, è ora conosciuta come “lo scandalo del palazzo di Londra”.

Sempre secondo quanto riportato dal Corriere, la conversazione è durata a lungo, tra toni accesi, allusioni e negoziamenti. Del resto, in ballo ci sono molti milioni. “Fabbrì, ma sai quanti cazzo di milioni ho guadagnato in vita mia, io?“, incalza ancora Torzi. E i soldi a cui si riferisce sono quelli riservati della Segreteria di Stato, accumulati dalle offerte dei fedeli a Papa Francesco (l’Obolo di San Pietro). Due settimane prima di questo incontro, la Segreteria di Stato aveva raggiunto l’accordo con il finanziere Raffaele Mincione per rilevare il 100% del palazzo in Sloane Avenue. Una manovra che venne affidata proprio a Torzi – sconosciuto all’epoca.

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Ma il broker si è autoassegnato mille fondamentali azioni di Gutt, la società lussemburghese che ha poi rilevato il palazzo, e che gli concedono la gestione dell’immobile del Vaticano. Una situazione scomoda per Tirabassi, perché tale intricata operazione è stata scoperta dai superiori e deve far tornare il palazzo nelle mani della Segreteria. “Tu mi hai salvato il culo – spiega Tirabassi a Torzi – di fronte a un’operazione di cui… non ero responsabile de’ sape’ cose… e a differenza di tutti non ho preso niente”. E riferendosi alle azioni, cerca allora di convincere Torzi a cederle, così da collocarle magari in un fondo: “Quale potrebbe essere una possibile… per riconoscerti il lavoro che hai fatto?“, incalza ancora Tirabassi.

Ma arriva l’inquietante risposta del broker: “Io pensavo di gestire 3-4 anni. Dammi 10 milioni e me ne vado; dammi 8 milioni, che cazzo ti devo dire. Sì, comunque me ne vado… Se mi dai 2 milioni ti dico ‘mi hai ca… in mano’ perché ne ho dati tre e mezzo solo a… [qui cita uno dei protagonisti della storia: non lo riportiamo perché al momento non è stato possibile verificare se sia solo una millanteria, ndr]. C’è il bonifico! Ti faccio vedere!”.

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Ad intervenire come mediatore, poco dopo la discussione, è Crasso storico gestore delle finanze della Santa Sede. Secondo quanto si riporta, potrebbe essere stato proprio lui a registrare la conversazione. “Fate domani un’assemblea… in cui si decide che la Segreteria acquisisce il 100% del veicolo, tu [Torzi, ndr] vieni liquidato con 6-8-10 milioni, quello lo stabilisce un contratto…”. I tre si congedano infine senza arrivare a nessun accordo; ma l’inchiesta che ha portato scandalo all’interno del Vaticano è iniziata proprio da qui.