Da Gianfranco Vissani a Natale Giunta passando per Cristina Bowerman: i più gramdi chef protestano contro il nuovo Dpcm.
La rabbia è incontenibile ed è tutta per il nuovo Dpcm che li costringe alla chiusura anticipata. Gli chef sono in protesta: da Gianfranco Vissani a Natale Giunta passando per Cristina Bowerman. “I tavoli da sei? Se uno ha un ristorante grande, va bene. Ma il problema è per chi ha locali piccoli, cioè moltissimi piccoli imprenditori in Italia. A Roma sono tutte piccole attività, familiari. Come si fa a distruggere queste attività che hanno dato lustro a questo paese? Come si fa? Cerchiamo la qualità del cibo, ma l’abbiamo massacrata. Avrebbero dovuto avere più rispetto per un settore che produce il 13% del Pil”, commenta Vissani all’Adnkronos, le nuove misure del Dpcm illustrato ieri da Giuseppe Conte. Non è il solo: la rabbia è comune e deflagrante. “Se va avanti così non potrò fare altro che mettere in cassa integrazione il 50 per cento del personale. Lo Stato ci sta mettendo con le spalle al muro”, dice Natale Giunta, lo chef siciliano conosciuto per la partecipazione a ‘La Prova del cuoco’, “l’incapacità di questo governo di distinguere tra movida e settore della ristorazione. Sono attività completamente diverse, ma sembra che nessuno né al Governo né al Comitato tecnico scientifico se ne renda conto…” ha aggiunto disperato.
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“Partiamo dal presupposto che devono essere fatti dei sacrifici. Li fanno tutti. Ma siamo incapaci, ahimè, di seguire le regole più basilari. Le ‘regole’ imposte dal nuovo Dpcm non sono poi così eccessive. Le ore 24 ad un ristorante vanno benissimo. Io e i miei colleghi temevamo il peggio”. Ha detto sempre all’Adnkronos lo chef Cristina Bowerman. “E’ un primo passo per evitare un prossimo lockdown – ha aggiunto lo chef dal suo Glass Hostaria nella capitale- che avrebbe messo in ginocchio il Paese e i ristoratori, che hanno per esempio tassazioni diverse rispetto ai bar. E’ importante che il Governo abbia preso coscienza che tutti i pubblici esercizi non sono uguali, dovrebbero essere trattati anche a livello di contratto nazionale in modo diverso”. Sono tutti concordi nel condannare il nuovo Dpcm. Insieme a loro anche Colonna: “Non trattate i nostri ristoranti come i pub e i caffè. Abbiamo spazi ampi per poter prevedere il giusto distanziamento e la sicurezza assoluta. Il governo ci chiede tavoli da 6? Perfetto. Lo dice il galateo e il buon senso”. Antonello Colonna ha lanciato anche una provocazione: “Decidiamo di mettere i tavoli dell’Ultima Cena di Gesù. Attaccati al muro e distanziati. Ma lo ripeto, i miei locali, come quelli di molti miei colleghi, sono assolutamente a norma, abbiamo preso tutte le dovute precauzioni”. “Quello che mi preoccupa – ha aggiunto- è che il Governo continua a parlare di catering. Io mi opporrò sempre al delivery, alle consegne a domicilio. E chi controlla quante persone ci sono all’interno di una casa?”.
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