Saranno i sindaci, prefetti e governatori regionali a decidere di bloccare le zone più a rischio: è il frutto di un cambiamento improvviso.
Il cambiamento improvviso è avvenuto di notte: secondo quanto stabilito ora saranno i sindaci insieme a prefetti e governatori regionali a decidere di bloccare le zone più a rischio. Prima il Dpcm riportava solo la sigla “sindaco”. In alcuni Comuni i sindaci stanno già stilando l’elenco delle zone ritenute a rischio e poi concorderanno con il prefetto – che dovrà disporre i presidi delle forze dell’ordine – la chiusura. Un iter veramente troppo lungo in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo. Il compromesso, però, è arrivato dopo una trattativa andata avanti per oltre sei ore ed è stata risolta alle 12,40 quando palazzo Chigi ha diffuso il testo definitivo. E modificato rispetto a quello inviato alle Regioni e al Cts. Al centro della disputa il potere di chiudere piazze e strade per impedire gli assembramenti che ha provocato l’ira del presidente dell’Anci Antonio Decaro, determinato a fermare quello che ha definito «uno scaricabarile».
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Il primo testo inviato recitava: «i sindaci dispongono la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, di vie o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, fatta salva la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private». Poi è arrivata la chiamata di Decaro che chiedeva il cambiamento immediato.
Due minuti dopo la mezzanotte Palazzo Chigi diffonde il testo definitivo. È uguale alla prima bozza. Arriva una nota urgente che chiede di annullare la pubblicazione e attendere perché «c’è stato un errore». Alle 12,40 viene diramato il testo definitivo: «Delle strade o piazze nei centri urbani dove si possono creare situazioni di assembramento può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, fatta salva la possibilità di accesso deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private». Pace è fatta con l’accordo di tutti. Resta ancora da chiarire cosa succederà, però, a molti esercizi commerciali.
Restano a metà le serrande delle palestre: i governatori e lo stesso ministro allo Sport, Vincenzo Spadafora, chiedono che restino aperte ma quello alla Salute, Roberto Speranza resta sulla linea della prima ora, quella della chiusura. Il compromesso, anche in questo caso, è stato raggiunto con la decisione di aspettare ancora una settimana per permettere a tutti di adeguarsi. Gli sport di contatto a livello amatoriale, invece, come calcetto e basket, restano vietati con uno stop anche per le relative associazioni e scuole per bambini e ragazzi. Una grande sconfitta per lo sport che rimane l’unico modo per sfogare l’ansia e la tensione che questo periodo storico porta inevitabilmente con sé.
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