Un’allieva di 11 anni della scuola media Claudio Abbado, nel centrale quartiere romano della Balduina, sta affrontando un dolore.
In isolamento per colpa del Covid piange e si dispera. La bimba è attualmente nel suo domicilio come previsto dalle linee guida perché contatto stretto asintomatico di un caso positivo al Covid e «piange, si sente isolata, da tutti noi. Mentre il fratellino, 6 anni, si siede davanti la porta della stanza della sorella perché vorrebbe giocare con lei e non capisce cosa sia la prevenzione». Un’immagine drammatica che racconta la realtà che tutti noi stiamo vivendo. La giovane ragazza di 11 anni è iscritta all’Istituto comprensivo Claudio Abbado, nel centrale quartiere romano della Balduina. La piccola non ha gli strumenti emotivi per capire cosa le sta accadendo. «La cognizione del ‘tempò per i giovani non è quella dei grandi. A loro sembra infinito. E questo vale anche per gli adolescenti», commenta con l’Adnkronos Monica Galloni, preside del Liceo scientifico Righi a Roma. «Misure – sollecita con attenzione la mamma-giurista, anche dottore di ricerca in diritto pubblico – studiate ed imposte senza alcuna declinazione specifica pensata e mirata al mondo dei minori, che è tutto a sé». «Un bambino così piccolo – spiega – fa fatica ad accettare la prevenzione ed io stessa fino a quando non mi è capitato, non ho messo a fuoco quanto potesse essere pesante l’isolamento in casa per i minori: si sentono rifiutati dalla famiglia, mentre per paradosso i loro familiari possono andare in giro». «Io chiedo che si studi un provvedimento ad hoc per i bambini. Che si definisca una programmazione dei controlli, anche preventivi. E si attivino procedure per lo screening di massa della popolazione scolastica».
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Un dramma che si consuma nel dramma, una generazione spezzata tra chi sta vivendo il dolore dell’isolamento e chi ignora le più comuni norme di sopravvivenza. Ci sono giovani, piccoli che vivono il dramma dell’abbandono e altri che si lanciano all’inseguimento di una movida mortale, cercando incoscientemente i fasti dell’immortalità. Le ultime linee guida del Ministero della Salute sui contatti stretti asintomatici identificati dalle Asl prevedono: «…un periodo di quarantena di 14 giorni dall’ultima esposizione oppure un periodo di quarantena di 10 giorni dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo effettuato il decimo giorno», ma non è abbastanza. Non stiamo facendo abbastanza per salvare i nostri giovani. Non ci stiamo impegnando per il loro futuro, per dargli un avvenire libero dall’angoscia della disoccupazione, dalla paura della morte e dal dolore della diseducazione collettiva. Non gli stiamo dando norme certe, non gli stiamo dando la possibilità di vivere una realtà nemmeno vagamente simile all’eredità che ci hanno lasciato i nostri genitori.