I carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia e del Reparto Crimini Violenti del ROS di Roma, al termine dell’operazione denominata “Demetra 2”, hanno arrestato 7 persone. L’accusa è di omicidio per la morte di Matteo Vinci.
Il 19 aprile 2018 un’autobomba a Limbadi aveva causato la morte del biologo ex caporalmaggiore Matteo Vinci. Era rimasto gravemente ferito, invece, il padre Francesco Antonio. A oltre un anno dall’omicidio, i carabinieri hanno arrestato sette persone. Tra queste ci sono i due presunti esecutori materiali del crimine. Si tratta di Antonio Criniti, 30 anni, e Filippo De Marco, 41 anni, entrambi di Soriano.
L’operazione “Demetra 2”
L’arresto è scattato nelle prime ore del mattino al termine dell’operazione denominata “Demetra 2“. Essa è stata condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia e del Reparto crimini violenti del Ros di Roma, coordinate dal sostituto procuratore Andrea Mancuso. Le indagini hanno permesso di individuare coloro che hanno realizzato e posizionato l’ordigno, nonché i mandanti. L’accusa è di aver causato la morte di Matteo Vinci e il ferimento del padre Francesco Antonio. Inoltre, sono state chiarite le ragioni dell’omicidio.
L’attentato sarebbe stato messo in atto in un più ampio quadro estorsivo da soggetti appartenenti alla potente famiglia Mancuso. Questa sarebbe stata infatti ostacolata dalla famiglia di Matteo Vinci in una illecita acquisizione di terreni di loro proprietà al fine di affermare il proprio dominio su quell’area. La mano degli esecutori materiali (Antonio Criniti e Filippo De Marco), invece, sarebbe stata mossa dalla necessità di saldare un debito per la cessione di stupefacenti.
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“L’articolato provvedimento cautelare, emesso dal Gip del Tribunale di Catanzaro, su conforme richiesta della Procura antimafia diretta dal dott. Nicola Gratteri è stato eseguito a carico di 7 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, oltre che dei reati di omicidio e tentato omicidio, anche di danneggiamento, porto di esplosivi, tentata estorsione e traffico di sostanze stupefacenti. Già erano stati assicurati alla giustizia, a solo un paio di mesi dall’esplosione, i mandanti dell’omicidio, appartenenti alla potente famiglia Mancuso. L’efferato crimine è maturato in un più ampio disegno estorsivo, posto in essere dai Mancuso, finalizzato all’illecita acquisizione di terreni, alla quale si sarebbe opposta la famiglia Vinci. La mano degli esecutori, invece, sarebbe stata armata dalla necessità di saldare un debito contratto nei traffici di droga”. Lo si legge in una nota dei carabinieri.