E’ possibile vivere nel mondo con le sue leggi senza dimenticarsi di Dio? Gesù ci spiega come fare, facendo però una netta distinzione.
S. LUCA EVANGELISTA
29.a del Tempo Ordinario (Anno A)
Grande è il Signore e degno di ogni lode
Is 45,1.4-6; Sal 95; 1Ts 1,1-5b; Mt 22,15-21
Ho preso Ciro per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni.
Dal libro del profeta Isaia 45,1.4-6
Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: «Io l’ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà chiuso. Per amore di Giacobbe, mio servo, e d’Israele, mio eletto, io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca. Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio; ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci, perché sappiano dall’oriente e dall’occidente che non c’è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n’è altri».
Parola di Dio.
Memori della vostra fede, della carità e della speranza.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 1Ts 1,1-5b
Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace. Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione.
Parola di Dio.
Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
+ Dal Vangelo secondo Matteo 22,15-21
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglie in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
Parola del Signore.
I Farisei vogliono far cadere Gesù in un tranello: farlo passare da sobillatore del popolo, che istiga a non far pagare le tasse, oppure da idolatra, mettendo Cesare prima di Dio. Ma Gesù non dice né di non pagare il dovuto tributo, né fa intendere di voler infrangere le leggi ebraiche di allora contro l’idolatria: occorre rispondere alle necessità e agli obblighi temporali come è necessario e opportuno, dando a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio.
Ciò sottintendendo una distinzione: Cesare è inciso su una medaglia, Dio nel cuore e in una legge più grande di quella del mondo. La moneta sarà dunque di Cesare, il cuore di Dio.
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