L’uomo disoccupato di 28 anni minacciava da tempo la compagna e sua figlia: dopo la denuncia immediato l’arresto.
Lui continuava a minacciarla di morte dicendo di avere legami con la famiglia Spada e che non avrebbe avuto paura a farle del male: “Sei una donna di mer… devi crepare, non vali niente, tu non mi porti rispetto”. Poi le strappava il telefono di mano mentre lei parla con il padre di sua figlia e le urla: “A me non me ne frega nulla di tornare in galera, ti metto il ferro in bocca tanto non ho paura di tornare in galera”, il tutto davanti alla figlia di lei, di otto anni, che terrorizzata si nasconde dietro le gambe della madre. Ma lui insiste e si rivolge anche a lei: “Dove scappi tu, preparati a diventare orfana che vado ad Abbiategrasso ad ammazzare tuo padre”.
Ivan R., 28 anni, è stato denunciato dalla convivente per stalking ed è finito in carcere. Le indagini erano state seguite degli agenti del Commissariato Rho-Pero, coordinate dal pm Francesca Gentilini e hanno scoperto una storia di dolore e di violenza. Oltre alle parole, le botte, gli insulti, lo zaino della bimba bruciato, e le minacce continue, che diventavano sempre più gravi: “Sai quali sono le conseguenze del tuo gesto, tu e tua figlia sentirete un gran caldo, farete bene a prendervi un camper, la tua macchina sarà scomoda, anche la tua bambina farà la stessa fine dello zaino, anche lei diventerà cenere, ringrazia che prima di uscire non ho dato fuoco a questa casa di m…, ma sappi che colpirò la cosa a cui tieni di più, così saprai cosa vuol dire soffrire come un cane”.
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I legami evocati dall’uomo “con la famiglia Spada”, spiega il gip, “e la disponibilità immediata di un’arma hanno una forte connotazione minacciosa che rende più intensa la pericolosità della condotta dell’uomo”. “E ciò anche se si trattasse di semplici millanterie”. Il movente della violenza era economico: durante l’emergenza sanitaria l’uomo impiegato in un supermercato si era trovato disoccupato. Continuava quindi a chiedere soldi alla compagna, sostenendo di essere diventato “un pezzente” e, per colpa sua, di non poter fare più la vita di prima.
La vittima si era sottoposta per mesi a vessazioni di ogni genere, gli aveva anche bonificato 1.800 euro per pagare i suoi debiti dopo aver scoperto che lui aveva denunce anche per numerosi mancati pagamenti. E nell’ultimo periodo la donna aveva dovuto rinunciare ad andare al lavoro per paura di incontrarlo. Nel provvedimento si sottolinea l’escalation “molto rapida delle minacce e la gravità degli atti intimidatori” e quindi la “pericolosità dell’indagato che appare accecato da una rabbia incontenibile e dalla ricerca di vendetta”. Ora l’uomo dovrà andare a processo e presumibilmente scontare una pena in carcere.
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