Un carabiniere utilizzava in rete le fotografie di un quindicenne morto per adescare ragazzine. Al momento dell’incontro con una delle sue vittime, tuttavia, si è trovato di fronte alle telecamere delle Iene.
Per contattare le adolescenti su Instagram utilizzava un profilo falso con delle foto di un quindicenne morto lo scorso anno, ma in realtà era un uomo di 37 anni intenzionato ad avere rapporti sessuali con le minorenni. Il carabiniere è stato scoperto dalla giornalista Veronica Ruggeri, il quale lo ha incontrato fingendosi una delle sue vittime. Di fronte alle accuse, tuttavia, si è giustificato.
L’uomo, fingendosi il quindicenne Mattia, aveva iniziato a conversare con una tredicenne, che nel servizio delle Iene viene chiamata con il nome di fantasia Anna. La ragazzina ha da poco perso la madre e vive con il padre e Natasha, una donna che considera come una zia. Se, inizialmente, i messaggi non sembravano destare particolari problemi, poco dopo l’utente diventa sessualmente esplicito, inizia a fare domande molto spinte e invia persino video porno. È qui che la ragazzina inizia ad essere nervosa.
Una notte il padre controlla il telefono della giovane e trova i messaggi. Da qui l’idea di scavare a fondo alla vicenda. È Natasha che continua, dunque, a conversare con l’uomo e gli propone un incontro. “Lui mi ha detto che avrebbe potuto ospitarmi un suo amico adulto perché sua mamma non voleva. E mi ha detto che avrebbe potuto ospitarmi in cambio di un rapporto sessuale senza preservativo”, racconta la donna alla Iena Veronica Ruggeri. L’uomo, in base ai racconti di colui che si fingeva Mattia, era un carabiniere e da tempo offriva tali servizi alle ragazzine. I messaggi, intanto, diventano sempre più spinti.
Le conversazioni vanno avanti per un mese fino all’incontro, a Peschiera del Garda. A presentarsi non è un ragazzino, bensì un uomo adulto. Il carabiniere, che di fronte alle telecamere dice di essere un dipendente, si giustifica affermando che i messaggi erano soltanto delle provocazioni. In particolare, sostiene di aver capito che la ragazzina aveva bisogno di aiuto e voleva incontrarla per capire fino a che punto potesse arrivare prima di contattare la autorità. L’uomo inoltre dà la colpa alla famiglia della tredicenne per non averla controllata e per avere mandato avanti la conversazione fingendosi lei.
Soltanto al termine del servizio l’adescatore ammette: “Forse ho dei problemi, lunedì vado a farmi controllare da qualcuno“, probabilmente per dileguarsi al più presto. Di fronte all’accusa di avere utilizzato le fotografie di un quindicenne morto lo scorso anno per un’infezione si è invece giustificato sostenendo di averla trovata in rete. Intanto la famiglia del ragazzo sta raccogliendo, grazie alle Iene, il materiale per sporgere denuncia.
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