Cartelle e pignoramenti, la tregua fiscale termina venerdì

Le rate delle cartelle da pagare dovranno essere versate seguendo le scadenze originarie. Le somme maturate nel periodo di tregua fiscale dovranno essere versate in unica soluzione entro novembre.

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Torna l’incubo delle tasse per gli italiani – meteoweek.com

Alla fine, il giorno tanto temuto sta per arrivare. La data del 16 ottobre è quella in cui riprenderanno i pagamenti delle tasse, attraverso le tanto discusse cartelle. Riprenderanno insieme ai pignoramenti, anche se con un invio scagliionato nel corso dei prossimi sei mesi. Inoltre sarà necessario effettuare i versamenti delle rateazioni in corso con l’agenzia delle entrate e riscossione. Questo vale ovviamente per i soggetti che avevano cartelle in sospeso dopo l’8 marzo, giorno in cui è stata garantita la tregua fiscale a causa dell’emergenza Covid.

Per tutti quelli che invece, a quella data, non avevano debiti nei confronti dello Stato, bisognerà attendere il mese di dicembre. Le somme dovute che verranno maturate fino alla giornata di giovedì – l’ultima di tregua fiscale – dovranno essere versate in unica soluzione entro la fine di novembre. La data di venerdì 16 ottobre è quella a partire dalla quale inizieranno le notifiche delle cartelle di pagamento. Ma c’è un vantaggio: i contribuenti che non hanno mai chiesto una dilazione e hanno dei debiti da saldare, potranno beneficiare proprio del pagamento dilazionato.

Si torna a pagare le cartelle esattoriali – meteoweek.com

Si tratta di un modo per bloccare la riscossione coattiva da parte degli organi di Stato. Ma non mancano le perplessità, soprattutto per l’applicazione delle norme influenzate dal decreto Rilancio di Agosto. In tal caso, si legge che gli atti impositivi espressamente richiamati, che scadono tra l’8 marzo e il 31 dicembre 2020, devono essere emessi entro tale ultima data (31/12/2020), mentre saranno notificati tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2021, salvo casi di indifferibilità e urgenza. Ciò ha generato non poche perplessità da parte degli stessi contribuenti.

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Tra le altre cose, a tal proposito si è fatto notare che manca il provvedimento da parte del direttore dell’agenzia delle Entrate. Esso deve stabilire le modalità di attuazione delle disposizioni presenti nell’articoli 157 del decreto Rilancio. Gli atti impositivi di cui sopra devono intendersi emessi se risultano “firmati e protocollati” entro il 31 dicembre 2020, ma questo aspetto – come altri – devono essere specificati dal provvedimento direttoriale, non dalla circolare. Dunque ci sono ancora non pochi dubbi sul modo in cui deve essere attuato questo articolo.

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E poi c’è l’aspetto legato alla discrezionalità sulle notifiche, da molti ritenuta eccessiva. Una volta che sono state fissate le regole per provare, entro il 31 dicembre, l’emissione dell’atto impositivo, la sua notifica può avvenire in un lasso di tempo che varia tra un giorno e un anno solare. Una scelta che, come abbiamo già scritto, viene considerata troppo discrezionale. Anche perchè l’attività di accertamento andrebbe condotta in base a regole e strumenti ragionevoli e credibili.

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