(Da Getty Images)
Ieri una circolare del ministero della Salute avrebbe tagliato i giorni di isolamento da 14 a 10, in alcuni casi. L’idea a cui si sta pensando è di proporre un test rapido in grado di garantire il rientro a scuola. Lo scopo è accorciare i tempi di fermo sia negli ambienti scolastici (per questioni didattiche) sia negli ambienti lavorativi, dove i genitori con figli positivi rischiano di assentarsi troppo a lungo.
La missione del governo sarebbe ora quella di abbreviare i giorni di isolamento e mettere a disposizione delle scuole dei test veloci. Per questo il governo sta pensando ad una serie di misure per garantire una procedura più snella di rientro in classe. L’idea sul tavolo riguarderebbe anche l’introduzione di medici nelle palestre o in aula magna, in modo da procedere immediatamente ai test. Intanto arriva la circolare del ministero della Salute che accorcia in alcuni casi i giorni di isolamento predisposti in caso di positività, da 14 a 10. Anche in questo caso, l’idea è di limitare il fermo imposto dalla quarantena, sia negli ambienti di lavoro (dove i genitori di figli positivi rischiano di assentarsi per troppo tempo), sia negli ambienti scolastici, dove la didattica a spizzichi e bocconi sta già presentando le sue evidenti problematiche. Il taglio sulla durata dell’isolamento, però, sarà applicato solo in alcuni casi specifici individuati dal Comitato tecnico-scientifico.
A questo punto, così come i casi di positività sono di diverso tipo, allo stesso modo sono tanti gli scenari da prendere in considerazione. Partendo dai positivi asintomatici, loro possono rientrare in comunità a seguito di un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa della positività. Questo sarà possibile solo dopo esser risultati negativi al test molecolare. Per quanto riguarda i positivi sintomatici, invece, possono rientrare tra i banchi dopo almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi e a seguito dell’esito negativo al test molecolare, che va effettuato dopo almeno tre giorni dalla scomparsa dei sintomi. Insomma, prima di tornare a scuola saranno necessari almeno 10 giorni, che comprendono anche i tre giorni senza sintomi e l’esito del test. Un caso a parte, invece, quello dei positivi a lungo termine. Si tratta di positivi che, anche dopo la scomparsa dei sintomi, non riescono a negativizzarsi nei tamponi. Per loro è stata consigliata questa procedura: se non hanno più i sintomi del coronavirus da almeno una settimana, possono interrompere l’isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa iniziale dei sintomi. Questa strada però va percorsa di concerto con clinici e virologi. In caso di classi entrate a contatto con un positivo, invece, previste due possibilità: gli studenti devono restare in quarantena per 14 giorni dall’ultimo contatto; oppure solo per 10 giorni dall’ultima esposizione se hanno l’esito negativo di un test antigenico o molecolare effettuato il decimo giorno. A commentare il tutto è Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, che afferma: “Si tratta di un passo avanti nel miglioramento della situazione con i 14 giorni di quarantena si rischiava uno stallo del sistema. Un ulteriore passo avanti potrebbe arrivare dalla disponibilità dei tamponi veloci. In questo modo si andrebbe a migliorare sensibilmente la possibilità di mantenere il servizio scolastico in una forma più regolare”.
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Proprio per questo si attendono i test veloci da fornire alle scuole. Già in alcune regioni si è provveduto all’effettuazione del test su base volontaria e, in caso di minorenni, sotto l’autorizzazione dei genitori. E proprio sulla velocità e affidabilità del test rapido, arrivano ulteriori novità: nel Lazio si sta già sperimentando un nuovo tipo di test salivare, che si presenta sotto forma di una sorta di chewing gum da masticare per due minuti. Dal momento del prelievo della saliva al risultato del test passano due ore.
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Il test è in grado, come qualsiasi test rapido, di fornire un dato indicativo, che in caso di positività va approfondito con un tampone nasale. Angela Minerva, dirigente scolastico dell’Istituto Uruguay di Roma, spiega: “Abbiamo fatto richiesta alle Asl di poter svolgere i test nelle nostre scuole. Potremmo mettere a disposizione la palestra o l’aula magna. (…) Tutto sarebbe più veloce, consentendo così ai ragazzi e ai docenti coinvolti di tornare subito alle attività didattiche”.
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