Covid, Conte e Speranza firmano il dpcm: paradosso all’italiana

Vietate le feste in casa per un numero superiore a sei persone, ma la norma non prevede controlli se non da parte dei cittadini.

Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, mentre firma il nuovo Dpcm. Credit: governo.it

È ufficiale. Il nuovo Dpcm è stato firmato oggi, martedì 13 ottobre, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Eppure, come spesso accade nel nostro Paese, il provvedimento contiene – almeno – un paradosso. Si tratta del nodo da sciogliere sulle cosiddette “feste private”, come sono state spesso definite del governo.

La norma

Stando a quanto scritto all’articolo 1, punto 6, comma n, del nuovo decreto, da oggi sono vietate le feste nei luoghi al chiuso e all’aperto. E “con riguardo alle abitazioni private, è fortemente raccomandato di evitare feste, nonché di evitare di ricevere persone non conviventi di numero superiore a sei”.

Articolo 1, punto 6, comma n del nuovo Dpcm. Credit: Presidenza del Consiglio dei Ministri

Le domande sorgono spontanee: qual è il piano d’azione dell’esecutivo per tenere sotto controllo la “movida” all’interno delle case private? E soprattutto, cosa vuol dire “fortemente raccomandato”? I cittadini possono scegliere se rispettare la norma oppure no? E nel caso in cui non lo facessero, quali sarebbero le conseguenze?

Chi controlla?

La questione dei controlli l’aveva posta anche Fabio Fazio, conduttore di Che tempo che fa, su Rai 3. Infatti la scorsa domenica, 11 ottobre, aveva intervistato il ministro della Salute Roberto Speranza, il quale aveva dato una risposta alquanto vaga.

“Intanto quando c’è una norma, la norma va rispettata. Gli italiani hanno dimostrato in questi mesi di non avere bisogno di un carabiniere o di un poliziotto a controllarli personalmente. Chiaro è che aumenteremo anche i controlli, ci saranno segnalazioni”aveva detto il ministro lasciando Fazio ai suoi interrogativi.

Roberto Speranza, ministro della Salute, durante la trasmissione Che tempo che fa (Rai 3), condotta da Fabio Fazio. Credit: Rai Video

I cittadini-sentinella

Per fare seguire le regole, quindi, il governo giallorosso conta sull’educazione civica di alcuni piuttosto che su quella di altri, dando per scontato che ci sarà chi non rispetterà la norma. E il timore è che i cittadini si mettano presto l’uno contro l’altro. Che diventino gli “sceriffi” del loro condominio. Che denuncino il dirimpettaio troppo rumoroso.

Un po’ come la sindaca di Roma Virginia Raggi, che durante il suo mandato ha invocato più volte l’aiuto dei residenti chiedendo di mandare segnalazioni al Campidoglio per l’abbandono dei rifiuti, il parcheggio illegale e la movida selvaggia. In un attimo la Capitale era diventata il far west, e tutti si sentivano paladini della giustizia.

Queste osservazioni portano poi ad altri problemi. Prima di tutto, quante chiamate riceveranno le forze dell’ordine? Quante segnalazioni si riveleranno false o esagerate? Quante denunce saranno spinte più dall’antipatia condominiale che non dal rigoroso rispetto delle regole?

La privacy delle abitazioni private

E poi la questione fondamentale, cioè quella della privacy. Secondo la Costituzione italiana, il domicilio privato è ancora un luogo inviolabile. Possono entrare al suo interno solamente gli ufficiali di polizia giudiziaria, quando in possesso di un mandato dell’autorità giudiziaria. Gli agenti potrebbero ispezionare l’abitazione solamente in caso di flagranza di reato, ma sembra azzardato definire “reato” una “forte raccomandazione”.

Ancora una volta i Dpcm firmati dall’esecutivo mandano in confusione i cittadini. Anche questo decreto dovrà essere decifrato, così come accadde con il termine “congiunti” – le uniche persone che si potevano rivedere dopo circa due mesi di quarantena – presente nelle misure entrate in vigore lo scorso 4 maggio 2020, al termine del lockdown.

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Camilla Palladino

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