Quali saranno gli effetti della pandemia sull’economia italiana? A fare un bilancio è il Centro studi di Confindustria , che ipotizza un crollo del Pil tale da riportare indietro il Paese di 23 anni.
Una caduta storica, quella dell’economia italiana, che nel 2020 avrà un crollo senza precedenti. O meglio, i precedenti ci sono stati, ma circa 23 anni fa. Secondo il centro studi Confindustria, il Prodotto interno lordo nel nostro Paese registrerà un crollo del 10%. Si torna indietro ai livelli di 23 anni fa e la risalita, se mai ci sarà, sarà tutt’altro che facile. Un allarme a cui il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha risposto prevedendo che la stima si può migliorare. Come? Con le nuove misure del Def e del Recovery Plan. “C’è necessità di un cambio di paradigma, perché il problema dell’italia è affrontare i problemi strutturali su andamento del Pil, produttività e occupazione”, ha detto Gualtieri. Affermando poi, in un’ottica più ottimistica, che ad oggi c’è un rimbalzo superiore alle previsioni.
E già l’Istat, in effetti, ha evidenziato non molto tempo fa che si cominciano ad intravedere i primi segnali di ripresa, tanto che il terzo trimestre farà ben sperare. “Uno scenario che potrebbe essere perfino rivisto al meglio se il quarto trimestre sarà anche di moderata crescita”, ha proseguito il Ministro dell’economia. L’aumento dei contagi da Covid-19, ormai alla seconda ondata, rappresenta tuttavia ad oggi una fonte di incertezza e di preoccupazione sulle prospettive future. E le ricadute ci saranno. Non ha dubbi al riguardo Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria, che evidenzia l’esistenza di un debito pubblico che necessariamente sale. Parallelamente, però, c’è anche una produzione industriale che fortunatamente rimbalza a dimostranza che l’industria è “un asset importante del Paese, è il locomotore del treno Italia”.
La fine del lockdown ha determinato la risalita della domanda, che in vari settori si era azzerata, rilanciando l’attività nell’industria. Questo ha portato ad un rimbalzo del Pil nel terzo trimestre 2020, nonostante il recupero lento nei servizi, gravati dal crollo dei flussi turistici. Lo shock di domanda e offerta di marzo e aprile, causato dal blocco di numerosi settori di industria e servizi, aggiunto alla limitazione degli spostamenti con obiettivo quello di contenere la diffusione del virus, ha avuto comunque effetti gravissimi sull’economia. Il Pil è diminuito complessivamente del 17,8% nel primo e secondo trimestre. E lo stesso Pil potrebbe risalire, nel 2021, a +4,8%, non includendo però la prossima manovra di bilancio e l’utilizzo delle nuove ingenti risorse europee. A maggio, il Centro studi di Confindustria stimava una diminuzione del 9,6% nel 2020 e un rimbalzo del 5,6% nel 2021. Ma oggi l’incertezza legata all’aumento dei contagi modifica le prospettive che, a malincuore, diventano più nere.
Dato il livello del Pil ancora compresso nel resto del 2020, si prevede che il numero di occupati registrerà un -1,8% nella media del 2020, -410mila persone. Nel 2021, con un recupero incompleto del Pil, la risalita della domanda di lavoro risulterà inferiore e il numero di occupati si aggiusterà verso il basso: -1%, -230mila persone. Sul fronte dell’export, le esportazioni italiane di beni e servizi crollano del 14,3% nel 2020 e risalgono dell’11,3% nel 2021. Quanto ai conti pubblici, il rapporto deficit/Pil è previsto quest’anno in netto aumento al 10,8% del Pil, dall’1,6% del 2019. Nel 2021, il rapport deficit/Pil scenderà al 5,8%. Il rapporto debito pubblico/Pil toccherà il 158,7% quest’anno e il 156,5% nel 2021, con un balzo di oltre 24 punti dal 134,6% del 2019.
Cosa fare, allora? Per risollevare l’economia italiana dopo decenni di bassa crescita, secondo Confindustria, serve un cambio di paradigma che modifichi in senso di crescita il potenziale di espansione dell’economia italiana. Bisogna cioè intervenire dove la dinamica della produttività è bloccata. E così, Confindustria chiarisce: se si riusciranno a utilizzare in modo appropriato le risorse e a potenziarne l’effetto, allora si sarà imboccata la strada giusta per risalire. “Altrimenti, l’Italia rimarrà un Paese in declino, che non sarà in grado di ripagare il suo enorme debito pubblico”, ha concluso Carlo Bonomi.
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