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Politica

Palamara radiato: “Porto e porterò sempre la toga nel cuore”

Luca Palamara è stato radiato dalla magistratura. Dopo aver lasciato il Csm, ha rilasciato una lunga dichiarazione in conferenza stampa.

Luca Palamara, ex consigliere del Csm. Credit: Getty Images

Luca Palamara è stato radiato dalla magistratura, dopo lo scandalo sul sistema per condizionare le nomine del Consiglio superiore della magistratura. Accogliendo la richiesta della Procura generale della Cassazione, la Sezione disciplinare del Csm lo ha condannato alla sanzione massima prevista.

La sentenza

La camera di consiglio che doveva giudicare Palamara è durata due ore e mezza, la sentenza non ha lasciato spazio a dubbi: è il primo ex consigliere del Csm ed ex presidente dell’Associazione magistrati ad essere rimosso dall’ordine giudiziario. Al termine del processo, Palamara ha lasciato il Csm senza fare dichiarazioni, ma annunciando una conferenza stampa per le 16 nella sede del partito Radicale.

La conferenza stampa

Hanno aperto la conferenza stampa Maurizio Turco, segretario del partito dei Radicali, e l’avvocato Giuseppe Rossodivita. Il caso Palamara per noi si apre oggi, perché nelle pieghe di questo processo abbiamo ritrovato gli orrori della giustizia italiana, che non continuiamo a chiedere imperterriti che sia riformata. Come Partito Radicale promuoviamo una commissione Giustizia del Partito Radicale, e invito il dottor Palamara a farne parte”, ha detto il primo.

“C’è una riforma urgente della giustizia a tutto tondo che non riesce a essere messa al centro dell’agenda politica di questo paese”, ha aggiunto il secondo. E ha continuato: “La giustizia è uno dei punti cardinali per uno Stato. Un efficiente funzionamento della giustizia dipende dal Csm che oggi ha radiato il dottor Palamara e che ci costa un punto percentuale del nostro Pil. I magistrati italiani devono essere autonomi e indipendenti. C’è un Paese intero che chiede trasparenza e che chiede di conoscere i meccanismi della giustizia”.

Poi è stato il turno del diretto interessato, Luca Palamara. Porto e porterò sempre la toga nel cuore, essendomi sempre ispirato ai principi di una giustizia giusta. Sono consapevole oggi di aver pagato io per tutti. Ho pagato per un sistema che non funziona, che è obsoleto e superato”, ha detto l’ex consigliere. Durante il suo intervento ha parlato delle “correnti” di cui è costituita da decenni la magistratura, e degli “accordi” che vengono presi da queste.

“Mi è stata contestata la mia frequentazione con politici nell’imminenza delle nomine, io di politici ne ho sempre frequentati. Era funzionale alla tematiche delle problematiche che dovevo andare ad affrontare. Non ho mai barattato la mia posizione. Ma la mia frequentazione non è stata limitata a un politico, ho avuto interlocuzioni con più persone. Il sistema delle correnti in Italia è un sistema che domina la magistratura da quarant’anni”, ha spiegato Palamara.

E ha sottolineato: “Il trojan ha scoperto un accordo tra correnti. Ha registrato colloqui che sono avvenuti in una notte e fotografano parzialmente l’accadimento dei fatti. Il sistema può essere migliorato non solo dall’interno della magistratura, ma anche dall’esterno”.

L’accusa

L’accusa nei confronti dell’ex consigliere è di aver influenzato la nomina del procuratore di Roma per interessi personali, adottando una strategia di discredito a danno del procuratore aggiunto Paolo Ielo. Per questo motivo ieri, giovedì 8 ottobre, i rappresentanti della procura generale della Cassazione hanno richiesto la sanzione massima impugnabile davanti alle Sezioni Unite della Cassazione.

Cos’era successo

La vicenda al centro del processo risale allo scorso 9 maggio del 2019, quando secondo l’accusa Palamara, cinque consiglieri del Csm (tutti dimessi e ora a processo disciplinare) e i politici Luca Lotti e Cosimo Ferri si sono ritrovati durante la notte all’hotel Champagne. Stando alle intercettazioni rilevate con un trojan nel cellulare di Palamara, gli otto avevano organizzato l’incontro per discutere le strategie sulle future nomine ai vertici delle procure.

Le parole di Morra

Sull’argomento si è presto espresso il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra. “Luca Palamara è stato radiato dalla Magistratura per l’indegnità del suo comportamento. Bene! Ma sarà solo lui a pagare per un sistema che si prestava alle sue macchinazioni, quand’anche non le cercava esso stesso? Son convinto che si possa e si debba continuare e questo chiedo a chi è deputato a farlo. Non si può punire la punta dell’iceberg e dimenticare il resto, ha detto Morra.

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