Arrestato l’uomo che avrebbe violentato durante il periodo del lockdown e messo incinta una ragazza disabile ricoverata all’Oasi di Troina.
L’operatore sanitario accusato della violenza sessuale ai danni di una disabile di Enna è stato arrestato. L’uomo sottoposto a interrogatorio ha confessato riportando una versione dei fatti che ha davvero dell’incredibile. L.A., 39 anni, che lavora nel centro specializzato l’Oasi di Troina dal 2018 ha detto di essere stato provocato. Il fatto è stato reso pubblico in seguito alla notizia della gravidanza della donna. Era stato il legale nominato dai familiari della giovane, 26enne affetta da una rara patologia genetica, a presentare alla Squadra mobile di Enna lo scorso 11 settembre la denuncia dopo che alla famiglia era stato comunicato dai responsabili dell’Oasi che la ragazza, non in grado di prestare consenso, era in stato di gravidanza, alla venticinquesima settimana di gestazione, dunque la violenza è avvenuta nei giorni drammatici del lockdown quando la stessa era in quarantena. Le indagini sono proseguite con il prelievo di campioni sul personale per estrarre il Dna, l’uomo poi è stato incastrato.
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Ieri il 39enne, sposato e padre di un bambino, è stato convocato e interrogato. Dopo poco ha confessato il crimine raccontando la sua tremenda versione dei fatti. Nel mese di aprile, periodo del concepimento e in pieno blocco per il Covid l’uomo era stato assegnato al reparto dove erano stati trasferiti tutti disabili ospiti della struttura che erano risultati positivi al virus. Approfittando dell’assenza temporanea dell’infermiere professionale, l’uomo secondo il racconto avrebbe violentato la giovane positiva senza protezioni, prima di tornare a casa dalla sua famiglia. Le indagini sarebbero ancora in corso “La procura della Repubblica di Enna continuerà le attività per chiarire ogni ulteriore aspetto della vicenda e valutare eventuali responsabilità in ordine ai fatti accaduti”.
Il sindaco Fabio Venezia ha detto: “Fa molta rabbia pensare che mentre molti operatori sanitari e lavoratori dell’Oasi con grande spirito di abnegazione rischiavano la vita per assistere i disabili contagiati c’è stato chi ha compiuto un ignobile reato”. L’assessore regionale alla Sanità ha detto di voler fare una perquisizione: “È un quadro inquietante quello che è emerso dal lavoro degli inquirenti sono necessari ulteriori approfondimenti. È chiaro che saremo intransigenti come non mai“. Intanto, nel pomeriggio è prevista la convalida del fermo da parte del giudice per le indagini preliminari. L’uomo continua a ripetere di essere stato provocato. Non ci sono notizie, invece, della situazione sanitaria della famiglia di lui.
La FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap rispetto alle donne con disabilità ha reso nota una statistica sulla violenza nei confronti delle donne disabili:
Violenze fisiche o sessuali
Donne con disabilità: 36,6%
Donne senza limitazioni: 30,4%
Stupri o tentati stupri
Donne con disabilità: 10,0%
Donne senza limitazioni: 4,7%
Violenza psicologica dal partner attuale
Donne con disabilità: 31,4%
Donne senza limitazioni: 25,0%
Stalking prima o dopo separazione
Donne con disabilità: 21,6%
Donne senza limitazioni: 14,3%
Fonte: ISTAT, La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia. Anno 2014
Salute e prevenzione: Pap-test
Donne con disabilità: 52,3%
Popolazione femminile: 67,5%
Salute e prevenzione: Mammografia
Donne con limitazioni funzionali: 58,5%
Popolazione femminile: 75,0%
Fonte: Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, Rapporto Osservasalute 2015
Lavoro: iscrizioni alle liste di collocamento
Donne con disabilità: 43,8%
Uomini con disabilità: 56,2%
Lavoro: avviamenti presso aziende pubbliche e private
Donne con disabilità: 43,2%
Uomini con disabilità: 56,8%
C’è quindi da chiedersi se non si tratti di un’emergenza nazionale da affrontare il prima possibile. Quante donne disabili sono in questo momento a rischio? Cosa succederà se saremo costretti ad un nuovo lockdown? Servono nuovi controlli e più attenzioni nei confronti di una condizione di fragilità emotiva e in molti casi anche fisica. Serve maggiore attenzione per evitare che episodi come quello di Enna possa ripetersi ancora e ancora, per evitare che altre donne possano subire il dolore dello stupro e dover affrontare poi il dilemma dell’aborto di un bambino concepito sotto il segno della violenza.
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