Allarme a Rebibbia: dopo i primi casi registrati, ieri un altro focolaio nel braccio femminile; Zingaretti di fronte a una scelta difficile.
Allarme nelle carceri italiane ma in particolare a Rebibbia dove la situazione sta degenerando al punto da far ipotizzare un prossimo lockdown regionale. Dopo i primi casi registrati a inizio pandemia, ieri un altro focolaio nel braccio femminile. In cinque sono risultate contagiate: due detenute, due agenti di guardia e un’infermiera. Il problema resta come sempre l’organizzazione, la tempestività e i tamponi. «Ci preoccupa l’assenza dei dispositivi di protezione individuale come la mascherina, i guanti, ma anche i plexiglass», denuncia il sindacato di Polizia Penitenziaria. Iniziano a sollevarsi i primi dissensi e la paura è che i detenuti possano finire per insorgere. Era già successo a marzo. Oltre cinquanta persone avevano occupato il piazzale mentre all’interno, l’allarme era scattato nella mattinata quando i detenuti avevano dato fuoco ai materassi assaltando le infermerie. Dopo giorni di rivolte e disordini, per i detenuti sono stati allestiti termo strutture e triage esterni. Mentre continua a salire il numero degli studenti malati: all’istituto Santa Margherita di Savoia di San Giovanni, per due alunni positivi, tre classi sono in didattica a distanza da mercoledì. Per i compagni e i docenti è stato predisposto l’isolamento fiduciario in attesa del risultato dei tamponi. Se il coronavirus continua a diffondersi uscendo anche dal carcere, i positivi potrebbero moltiplicarsi imponendo un nuovo lockdown.
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Intanto ieri il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha firmato l’ordinanza che di fatto istituisce il primo “mini-lockdown” nella provincia di Latina «tenuto conto dell’incremento dei casi registrati dal 4 ottobre – spiega l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato – pari al 155%». La causa è lo scatenarsi dei casi in questa porzione di regione. Il consueto bollettino giornaliero ieri ha fatto registrare sull’intero territorio 359 positivi di cui 144 nella Capitale a fronte di 13 mila tamponi eseguiti (mille in più rispetto a quelli svolti mercoledì). Ci sono stati anche 6 decessi, mentre 81 sono le persone guarite. I drive in non riescono più a sostenere il peso dei tamponi, tanto che è prevista un’attesa di 6 o 7 ore. Saranno raddoppiati i punti di analisi e già ieri è partito il “drive-in” pediatrico del policlinico Sant’Andrea mentre sabato pomeriggio partiranno le postazioni a Guidonia, Labico e Monterotondo Scalo e lunedì a Ladispoli e Gaeta. Rispetto a mercoledì salgono a 55 i ricoveri nelle Terapie intensive (il 7 ottobre il dato si fermava a 48) così come aumentano i ricoverati: in un giorno si è passati da 808 a 821. L’allarme è alto, così come la paura.
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