La gravidanza risalirebbe allo scorso aprile quando la donna era positiva al Covid-19 e mentre la struttura era diventata ‘zona rossa’
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La Procura di Enna ha aperto un fascicolo per violenza sessuale subita da una giovane disabile con gravi problemi mentali ospite di un centro specializzato in provincia di Enna: la donna ora aspetta un bambino. La gravidanza risalirebbe allo scorso aprile quando la donna era positiva al Covid-19 e mentre la struttura era diventata ‘zona rossa’.
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La squadra mobile della Questura di Enna, che indaga, sta sentendo da giorni medici, infermieri, personale della struttura e le persone che sono state a contatto con la giovane per ricostruire la vicenda.
E’ stato arrestato l’uomo che avrebbe violentato durante il lockdown e messo incinta una ragazza disabile ricoverata all’Oasi di Troina mentre questa era positiva. La Squadra Mobile di Enna ha fermato come indiziato di delitto un operatore sanitario della struttura, L.A., di 39 anni, accusato di violenza sessuale aggravata dall’aver commesso il fatto ai danni di una donna disabile e nel momento in cui la stessa era a lui affidata. La violenza sarebbe avvenuta durante il lockdown, mentre l’Oasi di Troina era dichiarata zona rossa. Il fermo è stato disposto dai sostituti Procuratori di Enna, Stefania Leonte e Orazio Longo, al termine del lungo interrogatorio in cui l’operatore ha confessato. A denunciare i fatti alla Squadra Mobile lo scorso 11 settembre sarebbe stato l’avvocato, nominato dalla famiglia della vittima che soffre di gravissime patologie connesse ad una rara malattia genetica.
E’ stato l’esame del Dna a inchiodare l’operatore sanitario dell’Oasi di Troina. L’uomo ha confessato a conclusione di un lungo interrogatorio. L’inchiesta della squadra mobile di Enna guidata da Nino Ciavola, che ha da subito attivato il “codice rosso”, è scattata dopo la denuncia del legale della famiglia della giovane. I genitori, ascoltati dalla squadra mobile, hanno confermato che sarebbe stato il personale della struttura ad informarli della gravidanza della figlia, quando ormai era giunta alla 25esima settimana di gestazione. All’Oasi, infatti, nessuno si sarebbe accorto della gravidanza ritenendo che, l’aumento di peso della ragazza dipendesse dal fatto che, durante il lockdown, ai degenti era permesso di mangiare di più o a causa dei farmaci. Dopo decine di audizioni e prelievi di campioni salivari per estrarre il Dna dal personale che in quel periodo accedeva alla struttura, dichiarata “zona rossa dopo il contagio di 162 tra operatori e ricoverati, ieri mattina è stato convocato l’operatore socio sanitario, dipendente della struttura di Troina da due anni. L’uomo, che è sposato ha due figli e non ha precedenti, è subito apparso particolarmente nervoso e confuso. E’ emerso che sarebbe stato autorizzato ad accedere all’Oasi, in quel periodo, per carenza di personale come operatore socio sanitario proprio nel reparto dove erano stati trasferiti tutti i ricoverati risultati positivi al Covid. Durante una delle tante notti prestate in struttura, approfittando dell’assenza temporanea dell’infermiere, l’operatore avrebbe violentato la giovane che conosceva da anni. La confessione al termine di un lungo interrogatorio, mentre continuano le indagini per chiarire ogni ulteriore aspetto della vicenda e valutare eventuali responsabilità.
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