Secondo l’Oms c’è speranza di trovare un vaccino contro il coronavirus entro la fine del 2020. Sono ben 40 i vaccini che sono già passati alla fase di sperimentazione umana. Oltre a questi, altri 92 candidati vaccini si trovano nella fase di test su animali. Il punto della situazione.
Durante un incontro dell’Oms, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus ha alimentato le speranze di trovare un vaccino, e di farlo a breve: “Abbiamo bisogno di vaccini e c’è la speranza che entro la fine di quest’anno ce ne possa essere uno”. Ma per raggiungere il traguardo, e per farlo in maniera giusta ed equa, è necessario un perfetto coordinamento tra comunità scientifica e politica, soprattutto nella fase di distribuzione: “Soprattutto per i vaccini e altri prodotti che sono in fase di sviluppo, lo strumento più importante è l’impegno politico dei nostri leader, in particolare nell’equa distribuzione dei vaccini. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro, abbiamo bisogno di solidarietà e dobbiamo usare tutta l’energia che abbiamo per combattere il virus”. I vaccini che attualmente si trovano nella fase di sperimentazione sull’uomo sono circa 40, ma la fase prevede a sua volta delle sottofasi: solo 9 su 40 sono riusciti a raggiungere la fase 3, quella che prevede la somministrazione del vaccino a migliaia di volontari. Sono 92, invece, quelli che si trovano in fase di sperimentazione animale.
Vaccini in fase avanzata: quali sono?
La speranza di trovare un vaccino entro la fine del 2020 è surrogata da una stima effettuata dagli esperti: attraverso un processo accelerato è possibile individuare e immettere nel mercato un vaccino nel giro di 12-18 mesi. A questo punto il New York Times ha cercato di stilare una mappa dei vaccini più promettenti, per capire quali sarebbero i candidati di questa corsa contro il tempo che deve mantenere altissimi standard di qualità. In lizza, negli Usa, la casa farmaceutica americana Moderna, che ha goduto del finanziamento di un miliardo di dollari proveniente dal Governo Usa per sviluppare il suo vaccino basato ad mRna. La fase 3 del vaccino sarebbe iniziata il 27 luglio e avrebbe portato alla somministrazione della dose a 30mila persone sparse in 89 luoghi differenti. L’11 agosto sarebbe arrivato un ulteriore finanziamento da parte dell’amministrazione Trump, che si è aggiudicato così 100 milioni di dosi se il vaccino dovesse portare a risultati sperati. In cambio, 1,5 miliardi di dollari. In uno stadio di evoluzione simile si trovano altri due vaccini, sempre americani: quello messo a punto dal Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston con Johnson&Johnson, sperimentato da settembre su 60mila volontari; e quello ottenuto da Novovax, Maryland.
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Una collaborazione con la Pfizer (sede a New York) avrebbe portato in lizza anche la società tedesca BioNTech, in collaborazione anche con la casa farmaceutica cinese Fosun Pharma. Anche in questo caso il vaccino sarebbe ad mRna, e la sua versione più promettente è denominata BNT162b2. Questa versione sarebbe caratterizzata da effetti collaterali minori e per questo sarebbe stata scelta per la somministrazione a 30mila volontari negli Usa, Argentina, Brasile e Germania, partita il 27 luglio. Il Giappone avrebbe già messo gli occhi su questo tipo di vaccino bloccando 120 milioni di dosi. Non resta indietro l’Ue, che ha programmato l’acquisto di 200 milioni di dosi. Si attende con trepidante attesa il parere definitivo sull’efficacia, previsto entro fine ottobre. Se le aspettative dovessero esser confermate, Pfizer dovrà occuparsi della produzione di 1,3 miliardi di dosi entro fine 2021.
Avanza anche la Cina, con tre vaccini promettenti. Il primo è quello della CanSino Biologics, in partnership con l’Istituto di Biologia dell’Accademia delle scienze mediche militari cinese: l’utilizzo del vaccino sarebbe già stato approvato per un anno dall’esercito cinese. Il secondo vaccino in fase avanzata è quello prodotto dalla società privata cinese Sinovac Biotech, già entrato nella fase 3 in Brasile a luglio e in Indonesia ad agosto. L’Indonesia avrebbe già firmato per 40 milioni di dosi entro marzo 2021, e la società privata avrebbe già dato il via alla produzione. La terza scia da seguire è quella lanciata dall’Istituto di prodotti biologici di Wuhan che ha sviluppato un vaccino con un virus inattivato, di cui la società statale Sinopharm ha lanciato la fase di test clinici (oltre ai test su un secondo vaccino. Secondo la società, il vaccino potrebbe essere pronto entro fine 2020.
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In buono stato di avanzamento anche il vaccino sviluppato dalla società britannico-svedese AstraZeneca con l’Università di Oxford. In tanti stanno cercando di aggiudicarselo, anche perché la società avrebbe assicurato anche di avere un’ottima capacità di produzione, di circa 2 miliardi di dosi. Basti pensare che ad agosto l’Ue si sarebbe assicurata un’eventuale fornitura di 400 milioni di dosi. Le aspettative sono però state frenate da un imprevisto: il 6 settembre uno dei volontari avrebbe subito una sindrome infiammatoria a seguito della vaccinazione. Ora l’azienda sta cercando di capire se la sindrome sia stata scatenata a causa del vaccino e, in quel caso, il perché di questo effetto collaterale. Rallenta anche la Russia, che l’11 agosto aveva annunciato l’approvazione del vaccino Sputnik V. Il problema è che l’annuncio di Putin arrivava ancor prima della fase 3 di sperimentazione. Inevitabili i passi indietro di Mosca, che ha specificato: l’annuncio rappresentava un “certificato a registrazione condizionata”. I test clinici post-registrazione del vaccino contro il coronavirus sono iniziati a Mosca il 7 settembre ed i primi volontari sono stati vaccinati il 9 settembre.