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Cronaca

Trump: “Piano di aiuti solo dopo la mia rielezione”. Gelo a Wall Street

Il presidente americano Donald Trump avrebbe gelato con un tweet i negoziati per un piano di incentivi all’economia statunitense, piegata dall’emergenza coronavirus. Trump avrebbe avvisato: i negoziati riprenderanno solo dopo la sua rielezione a novembre. In basso il Dow Jones, che chiude a -1,34%.

(Foto di Win Mc Namee, da Getty Images)

Tutto fermo, quindi, stando al tweet di Donald Trump: i negoziati per un piano di stimoli all’economia statunitense, piegata come tutte dall’emergenza coronavirus, riprenderanno solo dopo la sua rielezione a novembre. Una doccia fredda per la Fed e Wall Strett, che in un tweet vedono stravolte tutte le premesse. E’ stato proprio il presidente della Fed, Jerome Powell, infatti, a mettere in guardia il congresso: “Il rischio di fare troppo è limitato. E anche se l’azione dovesse rivelarsi maggiore di quanto necessario non sarebbe sprecata”. Dall’altro lato, se gli Usa non metteranno in campo stimoli sufficienti all’economia, i rischi saranno diversi. Poco dopo, il tweet di Trump che gela tutto. Immediata, a quel punto, la reazione da parte dei mercati: borsa di New York a ribasso, Dow Jones al -1,34%, S&P al -1,40%, Nasdaq al -1,57%. Il caos sarebbe scatenato da semplici parole affidate a un social, nelle quali Trump avrebbe spiegato di aver “dato istruzioni per interrompere le trattative fino a dopo le elezioni quando subito dopo che avrò vinto, approveremo un grande piano di stimolo che si concentra sugli americani e le piccole imprese (…) 2.400 miliardi di dollari per salvare gli Stati democratici”.

Poi l’accusa alla speaker della Camera Nancy Pelosi: “Non tratta in buona fede”. Insomma, sembrerebbe quasi che Trump stia cercando di piegare le tempistiche di manovre indispensabili all’economia americana in base alle proprie esigenze elettorali. Ma sulla comunicazione restano ancora molti dubbi, difficile capire se si tratti di una tattica o di un segnale lanciato in virtù di qualche sorpresa in arrivo. Intanto arriva la risposta di Nancy Pelosi: “Oggi, ancora una volta, il presidente Trump ha mostrato i suoi veri colori mettendo se stesso prima, ai danni del Paese, con la piena complicità dei membri Gop del Congresso. Abbandonare le trattative sul coronavirus dimostra che Trump non vuole annientare il virus come si prevede nell’Heroes Act”.

“Sto alla grande”

(Foto di Win Mc Namee, da Getty Images)

Nel frattempo, con oltre 210mila decessi e circa 7,5 milioni di contagiati (stando ai dati della Johns Hopkins University), con un presidente appena dimesso dall’ospedale proprio a causa del Covid, negli Usa il dibattito è ancora lo stesso di diversi mesi fa, e Trump non molla la presa, twittando: “STO ALLA GRANDE”; “Non vedo l’ora di partecipare al dibattito il 15 ottobre a Miami. Sarà fantastico!”. Già poco dopo le dimissioni dall’ospedale Trump avrebbe pubblicato un video su Twitter di circa 90 secondi: “State attenti, siate prudenti, ma uscite fuori, non lasciatevi dominare dal virus, si può combattere. Dobbiamo riaprire la nostra economia”. Poi la risposta dello sfidante Joe Biden, che da Miami commenta: “Lo dica alle famiglie degli oltre 205 mila americani già morti per il Covid. Spero che nessuno pensi davvero che il virus non sia un problema”.


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Ma il post che ha fatto veramente discutere è quello nel quale Trump nonostante le apparenze e le evidenze scientifiche, paragona la letalità del coronavirus a quella dell’influenza: “La stagione dell’influenza sta arrivando. Molte persone ogni anno, qualche volta oltre centomila, e nonostante il vaccino, muoiono per l’influenza. Stiamo chiudendo il nostro Paese? No, abbiamo imparato a conviverci, come stiamo imparando a fare con il Covid, che nella maggior parte delle popolazione è molto meno letale“. A quel punto si sono scatenati i fact checking statunitensi. La Cnn ha subito pubblicato i dati per smentire quanto affermato da Trump: le vittime da coronavirus negli Usa sono più delle vittime americane di influenza registrate negli ultimi cinque anni. In pochi mesi il Covid ha fatto più vittime di quante ne abbia fatte l’influenza in cinque anni (circa 178mila). Anche i social hanno reagito alla disinformazione trumpiana: Facebook avrebbe rimosso il post per violazione delle regole sulla disinformazione, mentre Twitter avrebbe applicato l’etichetta “fake news” sul post di Trump, affermando che non rispetta le regole “sulla diffusione di informazioni fuorvianti e potenzialmente pericolose relative al Covid”, ma “può essere di pubblico interesse e quindi resterà visibile”.

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