La denuncia delle torture arriva da un detenuto, in una lettera rivolta alla sua compagna. Già da tempo il carcere Mammagialla di Viterbo è noto all’opinione pubblica per questi episodi di violenza.
Ancora una volta, il carcere Mammagialla di Viterbo torna a far parlare di sè. E lo fa nuovamente senza una motivazione per cui andare fieri di questo ritorno alla ribalta. Si parla di nuovo di una serie di torture ai danni dei detenuti, che sono costretti a subire le angherie dei secondini. Attraverso il sito di Fanpage, infatti, veniamo a sapere di nuovi episodi di violenza ingiustificata, di insulti e di minacce ai danni di chi viene ospitato tra le mura del penitenziario. Una situazione che nel carcere di Viterbo non è per niente inedita.
Il carcere di Viterbo, infatti, è tristemente noto per episodi di violenze e abusi da parte delle guardie. Una serie di comportamenti che, al di là delle torture subite, ha spesso portato i detenuti a togliersi la vita in cella. Oltre al fatto di vivere in condizioni che non possono essere accettate, considerando che ogni giorno è sempre più duro del precedente. Per questo motivo Valerio, uno dei soggetti attualmente in galera, ha deciso di reagire e di raccontare tutto. Lo ha fatto attraverso una lettera che ha inviato alla compagna e che ha chiesto di far girare.
“Usano violenze – ha scritto il detenuto nella sua lettera – , mi hanno messo in isolamento, ogni giorno si divertono a fare degli esposti nei miei confronti. Me ne hanno già fatti quindici, tranquilla uno in più. Mi hanno messo in una stanza buia, stretta, uno schifo. La sera vengono in quattro e si divertono a squagliare della plastica sulle mie mani, un inferno. L’unica forza sei tu. Esponi quanto prima tutto. Mi dicevano ‘tanto noi ti vogliamo morto’. Invia tutto al magistrato. Noi sai come si divertono a farmi male, ma non sento nulla, sono forte“.
Dunque arriva una forte denuncia, che questa volta riesce a giungere sul tavolo delle forze dell’ordine. Sara, la compagna di Valerio, si è recata al comando più vicino per sporgere denuncia. Tuttavia, alla donna è stato consigliato di lasciare perdere, visto che la denuncia rischierebbe di cadere nel dimenticatoio. Una situazione degradante, come rivela Rita Bernardini del Partito Radicale: “I carabinieri di Aprilia che non hanno voluto raccogliere la denuncia a loro volta rischiando una denuncia per omissione di atti di ufficio. Sta al magistrato decidere se i fatti denunciati hanno rilevanza penale, possono essere oggetto di ulteriori approfondimenti e così via“.
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La situazione delle torture nel carcere di Viterbo viene seguita con grande attenzione dal mondo politico. In particolare dai Radicali di + Europa. Queste le parole del consigliere regionale Alessandro Capriccioli: “Siamo in attesa da mesi che dalla Procura che indaga arrivino segnali di chiarezza. È un contesto su cui bisognerebbe fare luce. Nessuno designa colpevoli prima che i fatti vengano dimostrati. Si deve far luce soprattutto a beneficio dei tantissimi agenti di polizia penitenziaria che lavorano bene, con grande dedizione, in condizioni ambientali e strutturali difficili“.
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