Il consiglio comunale di Iseo, in provincia di Brescia, ha votato una mozione che prevede un bonus di 160 euro al mese per le donne che hanno deciso di non abortire. Scatta la polemica, e c’è chi insorge: “Così andiamo indietro di 50 anni”
Una mozione a “sostegno della vita nascente”, ovvero un bonus (che potrebbe essere di 160 circa euro al mese, seppur ancora da stanziare) per ogni donna che decide di non abortire. È quanto ha approvato lo scorso 30 settembre, dopo tre ore di seduta, il consiglio comunale del Comune di Iseo, in provincia di Brescia. Un voto a favore che ha scatenato però la protesta dei consiglieri di minoranza del centrosinistra, che hanno lasciato l’aula.
La mozione è partita dall’assessore al Bilancio Giovanna Prati in veste di consigliera, che ha così spiegato il provvedimento. “Un sussidio alla maternità che fornisca alla donna intenzionata ad abortire per cause economiche la possibilità di avvalersi. Non è altro che un inno alla vita, il Comune vada nella direzione del supporto per le donne che non abortiscono”. Non c’è ancora un piano preciso sulla proposta, ma una delle opzioni messe sul piatto in questo senso è rappresentata dal “Progetto Gemma”, un programma attivo dal 1994 che si potrebbe occupare di stanziare i bonus a Iseo: se fosse scelto questo progetto, sarebbero dati 2.880 euro per diciotto mesi per un totale di 160 euro al mese.
Il centrosinistra lascia l’aula e si batte sui social: la polemica diventa nazionale
“Attraverso il Progetto Gemma, dal 1994 ad oggi, sono state salvate 24mila vite”. Il Comune di Iseo, con l’amministrazione comunale, si è anche impegnato a stanziare dei fondi per supportare “associazioni e progetti operanti sul territorio che abbiamo istituito progetti di aiuto alla vita nascente. Le iniziative, giudicate arcaiche e lontane dalla modernità, non sono piaciute al centrosinistra, attivo sui social per criticare la proposta.
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L’opposizione di centrosinistra non ci sta e promette battaglia, operando sui social per sensibilizzare tutto il paese: è uscita dall’aula dopo che la consigliera di maggioranza ha finto di leggere la mozione. Per la coalizione di minoranza non ci sono dubbi. “Si tratta di un pensiero retrogrado, maschilista e intimidatorio. Una mozione inaccettabile che combatteremo con i nostri mezzi a disposizione”, assicurano i consiglieri.