A svelarlo è Rino Rappuoli, coordinatore del Monoclonal Antibody Discovery Lab della Fondazione senese Toscana Life Sciences. Donald Trump è stato curato a base di Regeneron, anticorpi monoclonali.
Proseguono le cure nei confronti di Donald Trump. Il presidente degli Stati Uniti è ancora ricoverato, per il secondo giorno, presso un ospedale che si trova nei pressi di Washington. Le sue cure sono state effettuate attraverso la trasfusione di Regeneron, ovvero anticorpi monoclonali diffusi dall’omonima azienda americana. Insieme a questa trasmissione per endovena, Donald Trump è stato curato con il farmaco antivirale Remdesivir. Da tempo, questo farmaco viene usato anche in Italia, soprattutto in favore di pazienti Covid in terapia intensiva.
A parlare delle cure ricevute dal capo di Stato americano è stato, tra gli altri, anche Rino Rappuoli. Si tratta del coordinatore del Monoclonal Antibody Discovery Lab della Fondazione senese Toscana Life Sciences. Rappuoli, intervistato dai colleghi di Repubblica, ha spiegato come funzionano questi anticorpi monoclonali: “Gli anticorpi sono sostanze prodotte dal sistema immunitario per eliminare il virus. A chi guarisce preleviamo del sangue. Selezioniamo i loro anticorpi più potenti, poi usiamo delle cellule ingegnerizzate per produrli in laboratorio“.
Tra le altre cose, Rappuoli ha fatto capire che la ricerca in Italia è piuttosto avanzata in questo settore. Tanto da renderne noto il progresso negli studi e nelle ricerche per migliorare il tutto: “Stiamo producendo i tre anticorpi selezionati con la Menarini nello stabilimento di Pomezia. Possiamo partire con i test sull’uomo entro l’anno e arrivare con gli anticorpi a marzo“. Tra le altre cose, il professore fa capire che la ricerca avviene in Italia, per via di un “clima di rinato nazionalismo“. Senza girarci troppo intorno, se gli anticorpi venissero studiati in America, resterebbero lì anzichè essere diffusi.
“Noi rispetto a loro abbiamo aspettato ad avviare la produzione – svela Rappuoli – , prendendo tempo per selezionare anticorpi più potenti. Questo ridurrà dosi necessarie e costi e permetterà la somministrazione con una puntura, non per endovena“. E sulle modalità di lavoro delle aziende americane, il docente risponde così: “La Regeneron che ha prodotto gli anticorpi per Donald Trump ha dei test in corso su alcune centinaia di volontari. L’efficacia finora si è rivelata buona. Ci sono altre ditte a uno stadio di avanzamento simile, ma non penso che saranno pronte prima dell’anno prossimo“.
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Rino Rappuoli ha anche risposto, in maniera negativa, al dubbio sull’eventuale trasmissione della cura dagli Stati Uniti all’Italia. “Non credo – ha detto – . Poi dovrebbero darlo a tutti e non basterebbe. Ma visto che i risultati preliminari sono stati buoni anche con poche centinaia di volontari (in genere ce ne vogliono migliaia), non è escluso che la Food and Drug Administration decida un’approvazione d’emergenza prima che finiscano i test“. E sulla sicurezza di questa cura, il docente non ha dubbi: “Contro il cancro o le malattie autoimmuni gli anticorpi monoclonali vengono usati da almeno dieci anni. Sono sicuri, in fondo imitano gli anticorpi naturali“.
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