Dopo le difficoltà estive, il mese di settembre ha fatto segnare un calo del 90% rispetto a un anno fa. Gli albergatori di Roma sono in difficoltà e molti di loro sono stati costretti a chiudere.
La situazione in Italia, per quanto concerne il turismo, sembrava essere in miglioramento su ampia scala. Ma se andiamo ad analizzare le singole situazioni, ci accorgiamo che ci sono diverse grandi città che versano in stato di grande sofferenza. È questo anche il caso di Roma, la Capitale che sta soffrendo soprattutto per quanto riguarda le prenotazioni negli alberghi cittadini. Se nei mesi di luglio e agosto sembrava che ci fossero timidi segnali di risveglio, a settembre c’è stato un nuovo crollo. Rispetto al 2019, infatti, il calo di prenotazioni a Roma ammonta al 90%.
Una situazione a dir poco difficile da sostenere, come emerge dalla relazione fornita da Federalberghi. In particolare, il presidente Giuseppe Roscioli si è fatto portavoce delle condizioni in cui versano le strutture alberghiere della Capitale. “Non abbiamo margini per andare avanti, tenere le strutture aperte con questi numeri di turisti, per molti imprenditori è impossibile. Tra luglio e agosto abbiamo registrato un lieve miglioramento e la speranza era di una lunga coda che arrivasse a settembre. Ma l’aumento dei contagi di Covid ha portato a molte cancellazioni“.
Dunque la crisi torna a farsi sentire per il settore alberghiero, in particolare in una delle città più rappresentative d’Italia. Su 700 alberghi che avevano deciso di riaprire dopo il lungo lockdown, a luglio e agosto si erano registrate in totale 220mila prenotazioni. Ma ciò non può bastare, anche a causa della nuova ondata di Covid che si sta vivendo nel resto d’Europa. “Il turismo romano – prosegue Roscioli – viene soprattutto dalla Francia, Germania e dall’America. Paesi che in questo momento sono in grande sofferenza per la pandemia e che, in aggiunta, prevedono una quarantena. La questione è molto complessa“.
Il presidente di Federalberghi ha fatto capire che c’è bisogno di un grande aiuto per rilanciare il settore. Anche perchè, in mancanza del foraggiamento dato dalle prenotazioni, diverse strutture rischiano seriamente di chiudere i battenti per sempre. “Siamo preoccupati per i nostri impiegati – dichiara – , sono quasi tutti in cassa integrazione e molti di loro non hanno ancora ricevuto un euro. Rischiamo che la situazione peggiori ancora se non arriveranno aiuti concreti per aiutarci a superare la crisi. Abbiamo bisogno di risposte in attesa di capire in che direzione andare“.
Leggi anche -> Lo Spid si rivela un ostacolo: dodici milioni di pensionati esclusi
Leggi anche -> Positivi al Covid e carenza di docenti, prime scuole chiudono o tornano ‘online’
E sulla base di questi dati, arrivano nuovi elementi che rendono la situazione romana a dir poco preoccupante. A partire dal mese di ottobre, infatti, il 40% degli alberghi della Capitale non accetterà più prenotazioni. Ma i problemi non riguardano solo le strutture di ricezione di avventori e turisti. Stando ai dati raccolti da Confartigianato, infatti, anche laboratori e botteghe la stanno pagando cara, con una flessione nel volume di affari rispetto a un anno fa. Tanto che il 25% delle attività non ha riaperto dopo la fine del lockdown e un altro 20% chiuderà entro la fine dell’anno.