A lanciare l’allerta sul Natale è il professor Massimo Galli, direttore di Malattie infettive del Sacco di Milano, che commenta anche gli ultimi dati: “Ma qui rischiamo di dovere chiudere prima, altro che Natale. Le prossime tre settimane saranno decisive”.
Il professor Massimo Galli, direttore di Malattia infettive del Sacco di Milano, lancia l’allerta sul Natale. Le feste di Natale e Capodanno, infatti, potrebbero rappresentare una grande occasione di diffusione del virus, come avvenuto nel corso dell’estate: al centro della preoccupazione anche e soprattutto gli spostamenti tra territori ad alta circolazione del virus e territori a bassa circolazione. Eppure la minaccia viene ancora percepita come lontana, anche perché l’orizzonte è coperto da un dato: 2.500 nuovi casi positivi nelle ultime 24 ore. Tanto che ora il professor Galli commenta, come riportato dal Messaggero: “Ma qui rischiamo di dovere chiudere prima, altro che Natale. Le prossime tre settimane saranno decisive. Dobbiamo ancora passare la nottata. Anzi, sta diventando ancora più buia”. Anche se “chiudere” questa volta significherebbe limitare spostamenti e incontri, non imporre un nuovo lockdown tout court. Per questo, ribadisce Galli, sarebbe bene non riaprire luoghi affollati, prevenire ora per evitare di chiudere tra poco: “Ci hanno dato delle Cassandre a noi virologi e infettivologi, ci hanno detto che volevamo prevaricare i diritti degli altri. Ma di fronte a una epidemia come questa, purtroppo, non puoi pensare agli interessi particolari, ma a quello generale. E ora non è il momento di aprire nuove attività, lo stadio o le discoteche. C’è il rischio che, invece, si debba arrivare a nuovi limitazioni”. I dati sembrerebbero confermare il progressivo peggioramento della situazione Covid: negli ultimi 14 giorni siamo arrivati a 34,2 casi ogni 100mila abitanti (registrando un +10% rispetto a due settimane fa). Preoccupa anche l’Rt nazionale che è di poco sopra l’1% e in ben 12 regioni oltre la soglia critica.
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Tutto lascerebbe pensare a una futura e progressiva reintroduzione di misure restrittive per il controllo del contagio (ne è un esempio l’introduzione dell’obbligo di mascherina all’aperto). Tra le ipotesi: il blocco degli spostamenti tra regioni, un limite massimo imposto su partecipanti a riunioni e feste private e molto altro. Ciò non vuol dire un nuovo lockdown, ma una scremata e graduale limitazione delle attività. Ed è proprio all’interno di questo scenario di accelerazione dei contagi che si inserisce la preoccupazione per le feste di Natale e Capodanno, dove tra l’altro gli incontri avverranno al chiuso. Concorda il professor Massimo Andreoni, direttore di Malattie infettive al Policlinico Tor Vergata di Roma: “Ci sarà però la pausa delle lezioni scolastiche e questo potrebbe aiutare. Ma è chiaro che nelle prossime settimane ci giochiamo il modo in cui festeggeremo il Natale. Se resteremo sui numeri di oggi, tutto sommato accettabili, se si confermerà che l’effetto della riapertura delle scuole è stato sostenibile, allora dicembre non sarà così difficile. Altrimenti, saranno inevitabili contromisure”. Per questo il professor Andreoni insiste sulla prevenzione, per evitare di rompere il punto limite: “È importante che nei prossimi giorni ci sia un rispetto serio delle regole da parte di tutti, proprio per evitare che il numero dei contagi giornalieri diventi troppo alto in vista di un periodo a rischio come quello natalizio. Poi, certo: io continuo a preferire di trovarmi a Roma che a Madrid o Parigi, dove la situazione è molto peggiore. Ma ricordiamoci che un’epidemia spesso parte all’improvviso ed è difficile fermarla”.
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