Battisti e la minaccia di un nuovo sciopero della fame

Italian ultra-leftist militant Cesare Battisti gestures during an interview with AFP in Cananeia, Sao Paulo state, Brazil on October 20, 2017. The Brazilian government wants to extradite former ultra-leftist militant Cesare Battisti to Italy, but will wait for the supreme court to resolve an habeas corpus filed by its lawyers to prevent it, Brazilian Justice Ministry Torquato Jardim said on October 13, 2017. Battisti was convicted of murder in his home country and has been on the run for decades. / AFP PHOTO / Miguel SCHINCARIOL / TO GO WITH AFP STORY by ROSA SULLEIRO (Photo credit should read MIGUEL SCHINCARIOL/AFP via Getty Images)
Una lettera scritta a mano dall’ex terrorista Cesare Battisi, in cui si lamenta delle sue condizioni in carcere
“Oltre ad essere spiccatamente punitivo sotto tutti gli aspetti, il mio trasferimento a Guantanamo Calabro equivale ad una condanna all’isolamento ininterrotto, dato anche l’impossibile contatto con i membri dell’Isis o supposti tali”. E’ quanto scrive l’ex terrorista dei Pac Cesare Battisti in una lettera scritta a mano e fatta pervenire dal carcere di Corigliano Rossano (Cosenza) dove è detenuto nel Reparto di alta sicurezza, dal suo avvocato
Fianfranco Sollai.
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“Voglio sperare che il Dap – scrive tra l’altro Battisti- trovi una sistemazione degna di un paese civile, senza costringermi a riprendere lo sciopero della fame. Già che è preferibile finirla in un mese, con la gioia dell’ipocrisia nazionale, piuttosto che agonizzare un anno in condizioni vergognose e insostenibili”.
“Spazio vitale ridotto ai minimi termini”
“Dopo l’isolamento forzato di Oristano – prosegue Battisti nella lettera – sono qui sottoposto a un regime di gran lunga più restrittivo. Il mio spazio vitale è stato ridotto ai minimi termini di sopravvivenza. In un clima di estrema tensione e ordinaria intimidazione, sorvegliato a vista e costretto all’ozio forzato in una cella di un terzo inferiore allo spazio della precedente, sprovvista di suppellettili indispensabili. Mi è stato confiscato il computer impedendomi di fatto di svolgere la mia attività di scrittore e concludere il mio ultimo lavoro rimasto in memoria”.
La feroce censura
“A una mia richiesta, è stato provocatoriamente risposto – sostiene ancora – che non risulta alle autorità una mia professione che implichi la disponibilità del computer o di altro materiale didattico. Come se non bastasse, mi è stata applicata una feroce censura. Questa non già per la supposta ‘fitta attività epistolare eversiva’ (sic), come pretende il vergognoso provvedimento, al quale nessuno può seriamente credere, bensì con il chiaro obiettivo di impedirmi di interagire con le istanze esterne, culturali e mediatiche, grazie alle quali starei guadagnando consensi democratici e garantisti, di fronte alla vendetta dello Stato