Atlantia, dal canto suo, ha ribadito con una lettera che non intende concedere a Cassa depositi e prestiti la manleva da responsabilità connesse al crollo del ponte Morandi o altri problemi sulla rete. “La lettera odierna inviata da Aspi ricorda inoltre che – dai numerosi confronti intercorsi e dalla espressa e comune volontà di definire in via negoziale la Procedura di Contestazione – risulta del tutto evidente la totale disponibilità della Società ad aderire alle richieste del Governo”, era scritto nella comunicazione.“Nell’eventualità – continua – non auspicata di una indisponibilità del Governo a finalizzare l’accordo già raggiunto, restano naturalmente fermi i diritti di Autostrade per l’Italia sanciti dalla Convenzione Unica e già rappresentati al MIT. La Società conferma la propria disponibilità a sottoscrivere l’accordo nei termini pattuiti, auspicando che il Governo voglia finalizzare quanto prima lo stesso”. Che cosa succede ora
La società, quindi, sostiene che il governo non voglia più concludere l’accordo raggiunto durante l’estate. L’esecutivo, al contrario, sostiene che Aspi avrebbe modificato le condizioni che avevano portato a un accordo a luglio. A questo punto, la revoca sembra l’unica soluzione allo stallo creatosi tra la società privata e il governo. Il “primo consiglio dei ministri utile” di cui parla Conte sarà convocato entro 10 giorni: se nulla cambia sarà revoca, se invece arriverà una proposta, verrà valutata.