Omicidio Lecce, il killer: “Con vendetta ti senti soddisfatto”. Dalle chat di Antonio De Marco emerge un ragazzo introverso e solitario
Da quanto emerge dalle chat Antonio De Marco, killer di Eleonora Manta e Daniele De Santis, era un ragazzo introverso, solitario, quasi “invisibile”. Antonio è di Casarano, nel Basso Salento. Nessuno si ricorda di lui, nessuno lo conosce: né il sindaco di Casarano, Ottavio De Nuzzo, geometra, che ha avuto come clienti i genitori e persino i nonni del giovane. Del padre di Antonio, Salvatore, gli amici dicono che fosse “un bravo falegname e un gran lavoratore, rispettosissimo delle regole, tutte, quasi un calvinista, e lo stesso vale per sua moglie Rosalba Cavalera“.
Di Antonio, invece, nessuno sa nulla. Da ciò emerge una figura piuttosto solitaria, accompagnata anche all’Università, a Lecce dall’oblio in cui sembrerebbe essere finita nel proprio paese d’origine, dove sono in molti a ricordare della sua famiglia fino alla terza generazione, ma a dire di non ricordare nulla di lui. Un ragazzo taciturno che sembrerebbe esprimere solo tramite chat, sms e qualche commento lasciato sui social network. Per il resto, la sua esistenza è avvolta dal mistero. Nessuno sa chi frequentasse una volta finito di studiare, con chi condividesse il tempo.
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Quando De Santis ha deciso di affittare una stanza ad Antonio nel suo appartamento in via Montello, un anno fa, pensava di aver a che fare con un bravissimo ragazzo. Daniele ha vissuto con lui in quell’appartamento, dove ogni tanto la sua ragazza, Eleonora, andava a trovarlo. Dal 29 ottobre 2019 al 17 agosto 2020 hanno chattato in modo assiduo, ma qualcosa si è rotto. Eleonora, che si recava sempre più spesso da Daniele restando anche a dormire e che aveva preso la decisione di convivere con lui, diceva di non sentirsi a proprio agio per la presenza del ragazzo e lo aveva confidato a un’amica d’infanzia.
Antonio, invece, iniziava a sentirsi “tradito”, “abbandonato”: desiderava restare in quella casa anche se ciò avrebbe voluto dire viverci in tre. Nel momento in cui si rende conto che non sarà così sul web esprime il suo pensiero, e il 3 luglio condivide un post su un articolo dal titolo “Psicologia della vendetta”. Un post che andrebbe esaminato parola per parola dato che si tratta ancora di un omicidio la cui motivazione non è chiara.
Il post condiviso da Antonio De Marco recita così: “Il desiderio di vendetta è una emozione che fa parte dei nostri impulsi più elementari quando siamo vittime di un’aggressione o di un’ingiustizia. Non è però utile ad alleviare le sofferenze: se da una parte fantasticare la vendetta può essere liberatorio, non si deve esagerare perché rischia di esagerare le cose”.
Antonio commenta sotto al post:”Un piatto da servire freddo… È vero che la vendetta non risolve il problema, ma per pochi istanti ti senti soddisfatto“, cui seguono due emoticon con le facce che ridono. De Marco, tre giorni dopo, manda un messaggio a Daniele per chiedergli per l’ultima volta di affittargli quella stanza nel suo appartamento. Non si sa cosa sua accaduto, in seguito, sappiamo solo che Antonio si fa rivedere il giorno in cui commette l’efferato delitto.