Sotto accusa il “re” delle top model: indagato per stupro e aggressione

Aperta un’inchiesta per stupro e aggressione sessuale, anche su minore, ai danni di Gérald Marie, l’ex direttore europeo dell’Agenzia Élite.

Gerald Marie con l’allora moglie Linda Evangelista

Argomento noto a tutti, ma che era scivolato in una sorta di dimenticatoio: poi ieri, la decisione sorprendente della procura di Parigi, che ha deciso di aprire un’inchiesta per stupro e aggressione sessuale, anche su minore, ai danni di Gérald Marie, l’ex direttore europeo dell’Agenzia Élite. I fatti risalgono agli anni Ottanta e Novanta, e potrebbero non essere tutti prescritti. Secondo la legale delle donne che accusano, Anne-Claire Lejeune (che si occupa già del caso Epstein in Francia), la riapertura dell’inchiesta potrebbe anche incoraggiare altre testimonianze. Era l’epoca in cui Élite – agenzia numero uno al mondo – si inventò, letteralmente, la top model. Erano gli anni di Naomi Campbell, Cindy Crawford e Linda Evangelista, ma anche quelli delle ragazzine che sognavano la copertina di Vogue e si ritrovavano nei locali di Milano o a casa del loro agente, costrette a barattare un lavoro, o il miraggio di un lavoro, con droga e prostituzione.

Carrè Otis, una delle modelle che denunciano lo stupro

Per ora sono in quattro ad aver rivelato quello che è successo: tre ex modelle (Carré Otis, interprete di Orchidea Selvaggia e ex moglie di Mickey Rourke, la svedese Ebba Karlsson, Jill Dodd, creatrice della linea da surf per ragazze Roxi) e la giornalista inglese Lisa Brinkworth. Nel 1998 Lisa Brinkworth si infiltrò nel mondo della moda per documentare la vita delle ragazzine aspiranti modelle. Ai magistrati ha raccontato che nella notte tra il 5 e il 6 ottobre si ritrovò in un locale milanese con Gérald Marie che «le saltò addosso mentre era seduta su una sedia e cominciò a spingere il suo sesso verso il basso ventre». Alla fine il documentario uscì, provocò in un primo tempo le dimissioni di due dirigenti di Élite, tra cui Gérald Marie, ma poi le parti si invertirono, l’agenzia denunciò la tv inglese per diffamazione, riabilitò i dirigenti che aveva licenziato e alla fine raggiunse un accordo con la BBC. L’accordo prevedeva tra l’altro che la giornalista Brinkworth non avrebbe tirato fuori la storia della sua aggressione né tantomeno ne avrebbe mai parlato con la polizia. Se questo fosse provato, «potrebbe saltare il termine della prescrizione» ha spiegato l’avvocata della Difesa. Alla BBC assicurano oggi di voler cooperare: «Abbiamo discusso con la legale, vogliamo mettere a disposizione tutte le bobine del documentario, collaboreremo pienamente con la giustizia». Gérald Marie ha scelto il Sunday Times per dire che «nega tutte le accuse categoricamente». Come le aveva negate nel ’98, presentandosi sorridente in una popolare emissione della tv francese con due giovani modelle al fianco. Già marito di Linda Evangelista, oggi 70enne, Gérald Marie aveva parlato allora di “un non affare”, prima di essere reintegrato nelle sue funzioni alla guida di Élite, che ha lasciato nel 2012 per dirigere una nuova agenzia, Oui Management.

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Ebba Karlsson

Ai magistrati francesi Carré Otis ha ripetuto quanto scritto nella sua autobiografia: che Gérald Marie la violentò “molte volte” nel 1986, quando lei aveva 17 anni. Lo aveva conosciuto grazie a Linda Evangelista, sua amica, e all’epoca fidanzata del capo di Élite, che avrebbe sposato poco dopo. Simile il racconto di Ebba Karlsson, che ha detto di essere stata aggredita nel grande ufficio del direttore nella sede parigina di Élite nel ’90, quando lei aveva vent’anni. Jill Doll ha invece denunciato uno stupro nell’80 (anche lei aveva vent’anni) . «In molti altri dossier simili a questo, le testimonianze delle vittime di violenze sessuali, anche se prescritte, hanno incoraggiato altre vittime a prendere la parola e a denunciare» ha spiegato l’avvocata Le Jeune, che difende anche le vittime di Jean-Luc Brunel, fondatore di diverse agenzie di modelle e accusato di aver “fornito” ragazze all’americano Epstein. Una posizione confermata dal procuratore di Parigi Remy Heitz, secondo il quale la giustizia non esita ormai ad aprire fascicoli su fatti in apparenza prescritti, per assicurarsi che non ci siano «vittime dimenticate».

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