Molto è cambiato nella lotta al virus dallo scoppio della pandemia ad oggi: i medici dicono addio alla clorochina, mentre avanti tutta con le medicine che agiscono sul nostro sistema immunitario.
Sono passati parecchi mesi ormai dallo scoppio della pandemia e per i medici è tempo di fare dei bilanci dal punto di vista farmacologico: oggi sappiamo infatti che il periodo in cui ogni farmaco veniva usato per combattere il Covid-19, è passato. E’ stata ufficialmente bocciata la clorochina, così come gli antivirali nati per combattere l’Hiv, mentre in sospeso è ancora il giudizio verso il plasma dei convalescenti e gli antinfiammatori come il tocilizumab, nato per combattere l’artrite ed usato in corsa per combattere il Covid. Le certezze, oggi, dopo mesi di sperimentazioni sui pazienti ammalati di Sars-Cov-19 ricadono su tre farmaci: l’antivirale remdesivir, il cortisonico desametasone e l’eparina. Il primo, ha dimostrato di ridurre i tempi di guarigione, il secondo ha ridotto del 30% la mortalità nei pazienti gravi, e l’eparina, un anticoagulante da sempre usato in terapia intensiva, durante il Covid ne sono state aumentate le dosi quando ci si è accorti che il virus causava dei trombi, come complicanza dell’infezione.
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Le cure usate oggi
Fabio Ciceri, vicedirettore scientifico del San Raffaele di Milano, in un’intervista al quotidiano La Repubblica, spiega come questi tre farmaci siano ad oggi utilizzati come trattamento standard nella cura del virus Covid-19. “Sono tutti medicinali somministrati in ospedale e l’unica che poteva essere data da casa è la clorochina, ma non viene più usata”, prosegue Ciceri, il quale lancia l’allarme per l’approvviggionamento del remdesivir: mentre l’eparina e il desametasone sono di facile reperimento, così non è per l’antivirale in questione. Nel mese di luglio il presidente Usa, Donald Trump se ne è accaparrato l’intera produzione fino a fine settembre, spiega il vicedirettore del San Raffaele, per cui L’Agenzia europea del farmaco, subito dopo l’annuncio americano, ha acquistato tutto il remdesivir disponibile e lo ha distribuito ai paesi europei in base al numero di malati. Il senso è che le scorte per ora sono sufficienti, ma se il numero dei malati dovesse crescere molto, potrebbero nascere dei seri problemi. Rispetto a marzo è cambiato anche l’uso dell’ossigeno: oggi viene somministrato solo se inevitabile e lo stesso vale per l’intubazione.
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Cosa si profila all’orizzonte?
A bollire in pentola oggi sono soprattutto le medicine che agiscono sul nostro sistema immunitario: anticorpi monoclonali, prodotti in laboratorio copiando quelli naturali di chi ha sconfitto la malattia e farmaci che ripristinano la funzione dell’interferone 1, un attore importante del nostro sistema immunitario che spesso viene sabotato nel Covid. La buona notizia, spiega Ciceri, è che i farmaci che lo ripristinano esistono e sono oggi utilizzati per combattere la sclerosi multipla. “Stiamo partendo oggi in Italia e all’estero con la sperimentazione”, conclude il vicedirettore scientifico del San Raffaele di Milano, Fabio Ciceri.