E’ stato e continua ad essere il settore più colpito dalla pandemia e dalle conseguenti restrizioni in atto. Si stima una perdita complessiva che sfiora i 100 miliardi di dollari.
“Le quarantene ci stanno uccidendo”, afferma l’organizzazione del settore aereo, il più in crisi dall’inizio della pandemia che ha fatto crollare il giro d’affari di 400 miliardi con ben 400mila licenziamenti annunciati. Durante l’estate c’è stato qualche segnale di ripresa, ma gli ultimi dati sui contagi non fanno certo sperare in una ripresa tale da contenere l’emorragia del traffico aereo tutt’ora in corso: da febbraio più che dimezzato anche il valore di borsa dei big, da IAG che controlla British Airways e Iberia a Lufthansa passando per la statunitense Delta. La Iata (International Air Transport Association) fornisce alcuni numeri tra i più attendibili: il traffico internazionale è in calo del 92% rispetto a un anno fa ed i voli di lungo raggio, quelli cioè con i margini di profitto più elevati, in particolare la rotta da Londra a New York, la più profittevole al mondo, ha perso 4 passeggeri su 5. Le aspettative sono per una perdita complessiva di oltre 80 miliardi di dollari nel 2020.
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Dallo scorso febbraio IAG che controlla British Airways e Iberia, ha visto la sua quotazione diminuire del 62%. Lufthansa e la statunitense Delta hanno praticamente dimezzato il loro valore. Quello di Easyjet si è ridotto a un terzo. Resiste meglio Ryanair che capitalizza circa un terzo in meno rispetto a febbraio. Easyjet ha chiuso con un rosso di circa 350 milioni e l’impressionante calo dei ricavi del 99%, i passeggeri trasportati dalla compagnia low cost britannica sono stati 117 mila contro i 26,4 milioni dell’anno prima. In volo appena 10 aerei su una flotta di quasi 350 velivoli. Le compagnie europee risultano particolarmente penalizzate perché è qui che, in questo momento, si registra la situazione peggiore e secondo un recente studio dell’agenzia di rating Standard and Poor’s la situazione non tornerà alla normalità prima del 2024.
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Alexander de Juniac, numero uno di Iata, ha proposto una soluzione piuttosto ardita da un punto di vista sanitario: basta quarantene, al loro posto l’adozione di un sistema “rapido, accurato, economico e facile” di test del Covid-19 da fare a tutti i passeggeri prima di partire. Si perché ben l’83% dei passeggeri ha affermato che non viaggerà se esiste la possibilità di essere messi in quarantena nel paese di destinazione. Ai tanti numeri sconfortanti si è aggiunto due giorni fa quello sul traffico aereo negli aeroporti milanesi di Linate e Malpensa che, a settembre, hanno registrato meno 71% di voli rispetto allo scorso anno nello stesso periodo.
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