L’aveva annunciato su Facebook: Antonino La Targia, 46enne di Venaria, ha ucciso la miglie Maria Masi con sei colpi di pistola.
Sei colpi di pistola per uccidere la moglie, e poi uno per se stesso. Così si è svolta l’ennesima tragedia della disperazione, dell’odio, dei rapporti familiari che degenerano fino a diventare inneschi per folli azioni omicide e suicide. Assassini che – nuova, inquietante frontiera dell’orrore – scrivono su Facebook le loro intenzioni, le loro “ragioni”, le assurde, folli motivazioni che si costruiscono per giustificare omicidi di figli, di compagne. Antonino La Targia, 46 anni, ieri a Venaria, come Claudio Baima Poma, 47 anni, a Rivara domenica scorsa. Hanno lasciato la loro firma sui social con un messaggio pubblicato poche ore prima dell’omicidio. “Mi è sembrato di vivere in un film, ora quel film è finito” ha scritto Antonino “Tony” La Targia ieri pomeriggio, circa quattro ore prima di uccidere la moglie Maria Masi con 6 colpi di pistola di una calibro 21 risultata rubata che si è procurato chissà dove.
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L’ha uccisa nell’abitacolo della sua macchina parcheggiata in via Druento 150, a Venaria. Le ha scaricato addosso quasi tutto il caricatore, tre colpi non sono andati a segno, due li aveva tenuti per sé anche se per togliersi la vita, subito dopo l’omicidio nel suo appartamento gli è bastato un solo proiettile alla tempia. Quell’ultimo folle messaggio, letto quattro ore dopo, quando il delitto è ormai consumato, assume un significato molto più chiaro. L’uomo non parla chiaramente come aveva fatto il papà di Andrea, il bambino di Rivara ucciso domenica scorsa. Quella di Claudio Baima Poma era stata una vera e propria lettera d’accusa verso la ex compagna, la madre di suo figlio che – come aveva scritto l’uomo prima di ammazzare il figlio e suicidarsi – l’aveva abbandonato. Un ultimo messaggio che parlava di vendetta e di disperazione. “Sono stanco di questa vita – aveva scritto Naima Poma – Ora Iris, potrai vivere la vita da solitaria che hai sempre voluto, ti auguro di vivere 100 anni”, augurava alla donna a cui stava per uccidere il figlio. In quella lettera era annunciato l’omicidio del figlio: “Io e Andrea partiamo per un viaggio”. Una donna aveva letto quella lettera e aveva fatto scattare l’allarme chiamando i carabinieri. La Targia è meno diretto, le sue parole – se fanno suonare qualche campanello d’allarme in chi lo conosce bene – non lasciano presagire con chiarezza quello che aveva in mente ieri quando ha chiesto all’ex moglie un incontro sotto casa, forse per un ultimo chiarimento. Il suo profilo social racconta di lui, della sua vita dopo un incidente in moto che lo aveva costretto su una sedia a rotelle e una riabilitazione continua all’unità spinale del Cto. “Non hai idea di quanto sia stato difficile accettare e tutt’ora lo è, nulla sembrava la cosa giusta”, scriveva a giugno. “A volte penso che a quelli come me il mondo non abbia mai voluto bene”,aveva aggiunto, sempre sui social. Messaggi, segnali che – forse – stavano ad indicare l’imminente tragedia.
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