Rientro a scuola per alunni, docenti e ATA positivi al Covid: si può con doppio tampone e certificato. La circolare Salute che non piace ai medici: “Così si rischia soltanto il caos”
Il Ministero della Salute, con la nota n.30847 del 24 settembre 2020, ha fornito le linee guida sul rientro a scuola di alunni, docenti e ATA positivi al Covid 19. Una direttiva che ha già scatenato reazioni, soprattutto dei medici. Nella fattispecie, se il test risulta positivo, si notifica il caso al DdP che avvia la ricerca dei contatti e indica le azioni di sanificazione straordinaria della struttura scolastica nella sua parte interessata, secondo quanto previsto dal documento recante ‘Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia’.
Per il rientro a scuola bisognerà attendere la guarigione e l’effettuazione di due tamponi (test di biologia molecolare) a distanza di 24 ore l’uno dall’altro con un contestuale doppio negativo, cui potrà conseguire la conclusione dell’isolamento e l’inserimento in comunità. L’alunno, docente, ATA rientrerà a scuola con attestazione di avvenuta guarigione e nulla osta all’ingresso o rientro in comunità.
In caso di tampone per SARS-CoV-2 con esito positivo, il PLS\MMG, dopo aver preso in carico il paziente ed aver predisposto il corretto percorso diagnostico\terapeutico predispone, dopo la conferma di avvenuta guarigione, con l’effettuazione di due tamponi a distanza di 24 ore, l’uno dall’altro risultati negativi, “Attestazione di nulla osta all’ingresso o al rientro in comunità”.
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In caso di patologie diverse da Covid-19, con tampone negativo, il soggetto rimarrà a casa fino a guarigione clinica seguendo le indicazioni del PLS/MMG che redigerà un certificato che l’alunno, docente o ATA può rientrare a scuola poiché è stato seguito il percorso diagnostico-terapeutico e di prevenzione per Covid-19, come disposto da documenti nazionali e regionali. Le nuove misure non piacciono ai medici, che mugugnano e rigettano la linea del governo. “Non è questa la strada giusta – spiegano – si rischia solo di generare ulteriore caos in una situazione già di per sè delicata”.
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