Pentagono preoccupato per il caos post elettorale: gelo con Trump

Spunta l’ipotesi che preoccupa il Pentagono: la possibilità che il presidente voglia coinvolgere l’esercito nel dopo voto. Oggi la nomina della nuova giudice della Corte Suprema. Con Trump cala il gelo, tra preoccupazioni e insofferenze

Donald Trump, gelo con il Pentagono – meteoweek.com

Non vi è dubbio sul fatto che i generali guardino con preoccupazione (e da lontano) le possibili mosse di Donald Trump dopo le elezioni del 3 novembre. Il presidente continua ad alimentare tensioni, ripetendo che “non può garantire una pacifica transizione dei poteri”. Il New York Times – come riporta il Corriere della Sera – riferisce che il Pentagono teme di essere trascinato nello scontro politico. Il presidente potrebbe contestare i risultati, magari in alcuni Stati chiave in cui la partita sembra in bilico, suscitando proteste e rivolte di piazza. A quel punto Trump potrebbe ordinare ai militari di intervenire. I comandanti delle Forze armate, però, non accetterebbero e si dimetterebbero piuttosto che mobilitare i soldati contro i manifestanti.

È bene chiarire che stiamo parlando di indiscrezioni e di ipotesi, al momento teoriche. A Washington gli stessi repubblicani appaiono frastornati. L’altro ieri tutti i conservatori hanno votato la mozione presentata al Senato dal democratico Joe Manchin, con cui si diffida il presidente a “mettere in atto comportamenti che sovvertano la volontà popolare”. Insomma, il clima di tensione è palpabile, cosi come infuocato si presenta il mese di ottobre, quello decisivo a ridosso del voto.

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Il precedente che provocò caos al Pentagono

C’è un precedente di cui è giusto tenere conto. Lunedì 1 giugno la Guardia Nazionale, che è un reparto dell’esercito, sgombrò le strade davanti alla Casa Bianca per consentire al presidente di mettersi in posa davanti alla St. Johns Episcopal Church. L’iniziativa – riporta il corriere – provocò una burrasca al Pentagono non facile da assorbire. Il consigliere James Miller si dimise dal Defense Advisory Board, accusando il ministro della Difesa Mark Esper di “aver violato il giuramento di difendere la Costituzione degli Stati Uniti”.

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Qualche giorno dopo, già in quella circostanza Esper fu costretto a prendere le distanze da Trump, rischiando il licenziamento.

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