Lunedì scorso Daniele De Santis ed Eleonora Manta sono stati massacrati nella palazzina di via Montello a Lecce. Il killer ha studiato ogni dettaglio con lucida premeditazione, dalle telecamere ai vestiti da indossare in modo tale da essere totalmente irriconoscibile, quasi invisibile.
Daniele ed Eleonora sono stati massacrati lunedì scorso nella palazzina di via Montello, a Lecce. Stavano festeggiando la nuova casa. Hanno aperto al killer che è salito indisturbato e li ha massacrati a coltellate. Poi è fuggito, in una zona non particolarmente illuminata, i lampioni sono presenti ma coperti in parte dalla fitta vegetazione degli alberi molto alti e frondosi. Le telecamere però sono molte, per due ragioni: nei pressi è collocata la residenza universitaria “Maria Corti” e inoltre vi è anche una “colonia felina” munita di telecamere.
Il percorso su un foglietto ricomposto dai carabinieri
L’assassino di Eleonora e Daniele sapeva tutto ed è riuscito ad evitare le telecamere. È stato ripreso solo per pochissimi secondi, aveva studiato il suo percorso perfettamente, sapeva anche che in alcuni punti sarebbe stato ripreso, e si è preoccupato di celarsi con un cappuccio. Il percorso da fare, invece, lo aveva memorizzato e segnato su un foglietto di carta che poi ha strappato, e che gli investigatori hanno ricomposto con i pezzetti insanguinati ritrovati sul luogo del delitto.
L’immagine che si intravede nelle videocamere, l’uomo in nero con lo zaino giallo, corrisponde alla descrizione fatta dal principale testimone, il vicino di casa di Eleonora e Daniele, che si chiama Andrea e che potrebbe essere la ragione dell’urlo di Eleonora, non è ancora chiaro infatti questo dettaglio: Eleonora chiamava aiuto o implorava il suo assassino di non ucciderli?
Un killer invisibile
L’uomo in nero sembra giovane ma non un ragazzino, non più alto di un metro e ottanta e parrebbe indossare una tuta estremamente aderente, come quella da sub. L’arma del delitto, con cui ha massacrato i due ragazzi, potrebbe essere anch’esso un coltello da sub. Di tutto questo: arma del delitto, zaino, felpa, guanti, nulla è stato ancora ritrovato. Una cosa è certa: se ha utilizzato veramente una tuta da sub ed un coltello di quel tipo, deve averli acquistati e per farlo, per poterli avere, è necessario possedere il brevetto da sub e esibire il tesserino.
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Queste considerazioni portano a pensare che chi ha commesso questa atrocità abbia agito in modo lucido e premeditato. Il killer inoltre, conosceva senz’altro le due vittime, tanto da poter salire in casa loro indisturbato e commettere la carneficina. Una tragedia ancora con tante domande e pochi punti chiari: non vi è un movente, solo delle ipotesi, si parla di vendetta ma per cosa? Nei confronti di chi?