Federico Aldrovandi venne ucciso durante un controllo della polizia: oggi nulla è cambiato, i nostri giovani continuano a morire.
Sono passati 15 anni e niente sembra cambiato: il 25 settembre del 2005 quando a Ferrara scompariva Federico Aldrovandi. I procedimenti giudiziari hanno condannato, il 6 luglio 2009, quattro poliziotti a 3 anni e 6 mesi di reclusione, per “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi”; condanna poi confermata in Cassazione. All’inchiesta per stabilire la cause della morte ne sono seguite altre per presunti depistaggi e per le querele fra le parti interessate. Il caso è stato oggetto di grande attenzione mediatica e ha dato vita ad un documentario, È stato morto un ragazzo.
“Il 25 settembre di ogni anno, giunta l’alba, si ripete quello che per me rimarrà per sempre un incubo, o peggio, il ricordo orribile dell’uccisione di un figlio da parte di chi avrebbe dovuto proteggergli la vita”, scrive oggi su Facebook il padre del giovane, Lino, mentre la madre, Patrizia Moretti, su Twitter invita a “non dimenticare”. Nessuno ha dimenticato il suo nome, ma in tutto il mondo ancora oggi i nostri giovani continuano a morire durante le perquisizioni. E’ il caso di Stefano Cucchi, George Floyd, Rayshard Brooks.
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La storia di Federico Aldrovandi
Federico Aldrovandi perse la vita il 25 settembre di 15 anni fa. Quella sera si fece lasciare dagli amici in una via vicino a casa per tornare a piedi dopo aver trascorso la serata al locale Link di Bologna. In queste circostanze assunse alcool e droghe ma in quantità tanto minime che i testimoni sostengono che a fine serata stesse bene e fosse tranquillo. Nei pressi di via Ippodromo a Ferrara circolava, in quegli stessi minuti, la pattuglia “Alfa 3”, con a bordo Enzo Pontani e Luca Pollastri. Questi ultimi descrivono l’Aldrovandi come un “invasato violento in evidente stato di agitazione”, sostengono di “essere stati aggrediti dallo stesso a colpi di karate e senza un motivo apparente” e chiedono per questo i rinforzi. Dopo poco tempo arriva in aiuto la volante “Alfa 2”, con a bordo Paolo Forlani e Monica Segatto. Per Federico non c’è più scampo.
Quando l’ambulanza arriva sul posto, lui è già morto. La famiglia venne avvertita solamente alle 11 del mattino, quasi cinque ore dopo la constatazione del decesso. I genitori, di fronte alle 54 lesioni ed ecchimosi presenti sul corpo del ragazzo, ritennero poco credibile la morte per un malore. Il 2 gennaio 2006 la madre di Federico apre un blog su internet, chiedendo che venga fatta luce su alcuni contorni oscuri di tutta la vicenda. Questo causò un’accelerazione delle indagini. il 6 luglio 2009, quattro poliziotti a 3 anni e 6 mesi di reclusione, per “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi”; un epilogo piuttosto triste.
Il risarcimento
L’aspetto più interessante è che tre dei quattro poliziotti (eccetto Forlani, a causa di una cura per “nevrosi reattiva”) ritornano in servizio nel gennaio 2014, destinati a servizi amministrativi.Il 2 luglio 2014 la Corte dei Conti dispose il sequestro dei beni dei quattro poliziotti condannati in via definitiva.
Quasi due milioni di euro, individuati dalla procura come danno erariale, furono offerti dal Ministero dell’Interno alla famiglia di Federico Aldrovandi a titolo di risarcimento. La misura, notificata nel luglio 2014 dalla Guardia di finanza di Ferrara, vide il sequestro del quinto dello stipendio, dei beni immobili e degli altri diritti reali immobiliari dei quattro agenti, fino alla concorrenza dell’importo complessivo di circa 1.870.000 euro. Ciascuno dei quattro agenti fu tenuto a risarcire, in proprio, un danno di circa 467.000 euro.
Oggi sono in molti a ricordare lo storico omicidio che fece piangere tutto il Paese. Il sindaco di Ferrara ha scritto: “15 anni fa veniva barbaramente ucciso Federico Aldrovandi in via Ippodromo, appena 18 enne. Il pensiero di tanti vola lì, in quella via, ogni 25 settembre. Ho sempre avuto grande rispetto per il dolore della famiglia e per questo dedico il primo post della giornata ad una terribile tragedia che ha sconvolto la nostra comunità”.