Nelle ultime ore sono trapelate le domande che sarebbero state fatte a Luis Suarez durante il suo controverso esame di italiano. Un esame “farsa”, lo hanno definito i magistrati.
Emergono nuovi dettagli in merito al controverso esame di italiano di Luis Suarez, calciatore ormai ex Barcellona, ora all’Atletico Madrid. Un esame definito una “farsa“, svoltosi lo scorso 17 settembre all’Università per Stranieri di Perugia e durato una manciata di minuti. Il Corriere della Sera ha fatto trapelare il pdf con all’interno le domande che sono state poste al calciatore in sede di colloquio: domande talmente facili che era davvero impossibile sbagliare.
Come da prassi per gli esami di certificazione linguistica, l’esaminatore ha inizialmente chiesto al calciatore “Come ti chiami?” – un quesito a cui Suarez avrebbe risposto correttamente, ripetendo: “Mi chiamo Luis Alberto Suarez Diaz e sono uruguaiano”. Ma sebbene fin qui nulla di strano, nemmeno dopo 12 minuti l’esame si sarebbe fatto concreto, rimanendo invece avvolto nella banalità e nella semplicità più assolute.
A Suarez, che ripetiamo puntava a ottenere una certificazione B1, sarebbe infatti stato chiesto in quale città italiana si sarebbe immaginato. Il calciatore avrebbe quindi risposto “Torino”. E ancora, tra le domande programmate c’era anche quella sulla professione, a cui avrebbe risposto: “Faccio il calciatore e sono da 6 anni al Barcellona”. Mentre per quanto riguarda le due immagini da confrontare, al bomber sarebbero state mostrate due foto, una di cocomero e di un’altra di un supermercato: l’uruguaiano le avrebbe quindi riconosciute e definite con i termini corretti. Infine, gli sarebbero state poste delle semplici domande sulla sua famiglia e suoi suoi figli, come per l’appunto concordato in precedenza.
Un esame “farsa”, lo hanno definito i magistrati, organizzato per fare ottenere all’attaccante uruguaiano la cittadinanza italiana in previsione del suo arrivo alla Juventus. Per il Corriere della Sera, però, si è espresso lo stesso rettore dell’Università, Maurizio Oliviero, che difendendosi davanti ai giornalisti ha spiegato: “Ho svolto un ruolo istituzionale e ho dato consiglio a un conoscente ma per questo invece sono finito in un tritacarne”.
“Io sono rettore dell’Università e ho rapporti con varie persone che fanno parte della dirigenza della Juventus anche perché sono un tifoso. Una persona dello staff della Juventus, un mio amico che conosco da tempo, mi ha chiamato e mi ha detto che lo staff di Suarez si era rivolto al consolato di Barcellona e aveva bisogno di sapere se presso la mia università si può fare l’esame di italiano”, ha aggiunto poi Oliviero.
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“Ancora oggi non riesco a immaginare che ci sia stata una cialtronata. C’è l’indagine e aspettiamo i risultati. Spero davvero per il buon nome dell’università che sia solo un grande equivoco. Spero che i pm mi convochino al più presto, così chiarirò che sono totalmente estraneo a questa storia. Io sono criticato perché sono troppo rigido, sempre rispettoso delle regole e adesso passo addirittura per mediatore. Pazzesco”, conclude infine il rettore.
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