A far scoppiare le proteste a Louisville, la sentenza del gran giurì, che ha incriminato solo uno dei tre agenti coinvolti nella morte dell’afroamericana Breonna Taylor, uccisa il 13 marzo durante una retata. Durante la protesta sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco: due agenti feriti.
“Due dei nostri agenti sono stati feriti la scorsa notte”, ha detto il capo ad interim della polizia di Louisville, che ha aggiunto: si tratta di una situazione “molto seria e molto pericolosa“. Gli Stati Uniti tornano, e restano preda, delle lotte intestine che vanno avanti ormai con regolarità dall’omicidio di George Floyd: da un lato la comunità afroamericana (e non solo) che si scaglia contro il razzismo istituzionalizzato, dall’altro le forze di polizia che seguono l’ordine di arginare i disordini. In mezzo a questa scacchiera, da una parte e dall’altra, casi di omicidi, ferimenti o sentenze giudiziarie che riaprono le ferite. E’ il caso delle proteste per l’omicidio dell’afroamericana Breonna Taylor, uccisa il 13 marzo durante una retata della polizia. Di recente è arrivata la decisione del gran giurì: solo un poliziotto sui tre coinvolti è stato incriminato, e solo per negligenza, avendo sparato in direzione di un’altra abitazione mettendo così a rischio altre vite. Scoppia allora la protesta nelle strade di Louisville e due agenti di polizia rimangono feriti a colpi d’arma da fuoco. Stando a quanto riportato i due feriti non sarebbero in gravi condizioni. Arrestato l’aggressore. A commentare la vicenda anche Joe Biden, che in un tweet afferma: “Anche nel mezzo del profondo dolore e della rabbia che la decisione ha generato, la violenza non è mai e non può mai essere la risposta. Gli agenti feriti questa notte a Louisville da colpi d’arma da fuoco sono nelle mie preghiere e in quelle di Jill. Auguriamo loro pronta guarigione”.
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Breonna Taylor, infermiera, afroamericana, 26 anni, è stata uccisa dagli agenti di polizia a Louisville, in Kentucky, nella notte tra il 12 e il 13 marzo. I tre agenti della sezione antidroga Jonathan Mattingly, Brett Hankison e Myles Cosgrove fecero irruzione nel suo appartamento con la convinzione di arrestare uno spacciatore. Stando a quanto riportato dagli agenti stessi, prima di fare irruzione i tre si sarebbero presentati come poliziotti. Non è la stessa versione sostenuta da Kenneth Walker, il fidanzato di Taylor lì presente; così come non è la versione di altri 11 testimoni, che sostengono di non aver udito la presentazione degli agenti. Di fronte alla loro irruzione, Walker sparò con la sua arma detenuta legalmente, convinto che si trattasse di un ladro. Poi la sparatoria durante la quale Taylor fu crivellata dai proiettili della polizia. In tutto sono stati 32 i proiettili sparati dalla polizia: stando a quanto riportato dal Post, nessuno dei proiettili di Hankison (l’unico agente incriminato dal gran giurì) colpì Taylor.
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A ucciderla furono gli spari degli altri due agenti. Hankison è stato licenziato per aver “mostrato un’estrema indifferenza al valore della vita umana” e per “condotta pericolosa”: aveva sparato dieci proiettili e alcuni di loro sono finiti nei locali adiacenti. Ancora nessuna accusa di omicidio per gli altri due agenti, fautori di un blitz “giustificato” da un mandato che non riguardava nessuno di coloro che si trovava nell’abitazione, men che meno Taylor Breonna. La droga e il denaro ricercati dagli agenti non sono stati trovati. Il perché di questo sollevamento di responsabilità sarebbe spiegato dalle parole del procuratore generale del Kentucky, Daniel Cameron: gli agenti hanno sparato “dopo che era stato sparato contro di loro da Kenneth Walker”, “questa giustificazione ci impedisce di muovere incriminazioni per la morte di Breonna Taylor”. Poi ha specificato: l’irruzione della polizia sarebbe avvenuta dopo aver bussato alla porta. In piena notte, mentre tutti dormivano, gli agenti non avevano ricevuto nessuna risposta, e da lì sarebbe scaturita la decisione di fare irruzione. Secondo l’American Civil Liberties Union si tratta di un verdetto che “non si avvicina neanche alla giustizia, il sistema moderno di polizia ed il nostro sistema penale sono marci alla radice“. Il procuratore generale del Kentucky, Daniel Cameron, nell’annunciare quanto deciso dal grand jury, ha affermato: “A volte la legge non è adeguata a rispondere ad una tragedia”.
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