La Commissione europea ha approvato il piano sui migranti: redistribuzione obbligatoria e rimpatri “sponsorizzati” sono la base.
C’è un piano europeo per la questione migranti. Ad annunciarlo è la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha approvato la riforma delle politiche migratorie. I provvedimenti dovranno ora essere approvati dalle capitali, che si dividono tra i paesi mediterranei – che subiscono maggiormente i flussi migratori – e quelli dell’Europa centro-orientale – che non hanno intenzione di cooperare. “Oggi – ha detto von der Leyen – proponiamo una soluzione europea per ricostruire la fiducia tra Stati membri e ripristinare quella dei cittadini nella nostra capacità di gestire i flussi migratori come Unione”. Le nuove regole si baseranno su due punti fondamentali: un sistema obbligatorio di redistribuzione e i rimpatri “sponsorizzati”. Ma cosa vuol dire?
Il sistema di redistribuzione
Il sistema obbligatorio di redistribuzione, dice von der Leyen, prevede “un meccanismo di solidarietà automatico“. Dunque i migranti dovranno essere divisi tra tutti i partner europei sia che si tratti di richiedenti asilo che resteranno in Europa, sia che si tratti di migranti economici che dovranno essere rimpatriate, ma c’è un problema. Il pacchetto parla solamente delle “persone salvate in mare“, che in Italia rappresentano non più del 20 per cento degli sbarchi. Il resto dei flussi proviene da barche e gommoni che approdano nel Paese in autonomia. Dunque il grosso del problema resta fondamentalmente irrisolto.
I rimpatri “sponsorizzati”
Per accontentare i paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) la Commissione europea ha inserito la possibilità di rimpatriare i migranti a proprie spese. In altre parole, i paesi contrari alla solidarietà potranno evitare di ospitare i migranti all’interno dei loro confini. Come? Chi rifiuta i richiedenti asilo dovrà impegnarsi a rimandarli in patria entro otto mesi attraverso una “sponsorship“. Qui sorge un altro problema: nella finestra di tempo in cui i migranti aspetteranno di essere rimpatriati, dovranno restare nel paese di primo approdo. E nonostante ci sia un limite di tempo entro il quale dovranno essere effettuate le operazioni di rimpatrio, il timore di molti è che il periodo resti poi indefinito.
Il rafforzamento delle frontiere esterne e la solidarietà tra paesi europei
La Commissione europea, inoltre, ha previsto un incremento dei controlli sulle frontiere esterne. L’ingresso dei migranti sarà gestito direttamente dall’Ue: i richiedenti dovranno essere identificati entro 5 giorni dal loro arrivo, e la domanda di asilo processata entro 12 settimane (3 mesi). Infine, per contrastare il traffico illegale di esseri umani, saranno aperti corridoi per la migrazione legale.
Queste misure dovranno essere attuate in comune accordo da tutti i paesi dell’Ue, per questo è fondamentale un lavoro di cooperazione in sinergia tra le capitali. “L’Ue – ha affermato von der Leyen – ha già dato prova in altri settori della sua capacità di fare passi straordinari per conciliare prospettive divergenti: ora è tempo di alzare la sfida per gestire la migrazione in modo congiunto”. Per attuare il nuovo pacchetto di riforme i Paesi mediterranei e il gruppo di Visegrad dovranno trovare un comune accordo.
Le parole di Conte
“Il Patto sulla Migrazione è un importante passo verso una politica migratoria davvero europea. Ora il Consiglio Europeo coniughi solidarietà e responsabilità. Serve certezza su rimpatri e redistribuzione: i Paesi di arrivo non possono gestire da soli i flussi a nome dell’Europa”, così ha commentato il pacchetto di riforme approvato dalla Commissione europea il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, sui suoi profili social ufficiali.