Roberto Zero si esprime su quello che è stato definito come il suo erede, Achille Lauro, il cantante trasformista che sta facendo molto parlare di sé dopo l’esibizione al festival di Sanremo.
“Sono orgoglioso di esserci arrivato a 70 anni, di aver regalato brividi ed emozioni. I giovani? La facilità di visibilità che hanno oggi rischia di bruciarli troppo presto. Achille Lauro? Riesce ad affermarsi con poco. Io mi sono fatto il mazzo. Cantavo la periferia, non ero un clown”, dice Renato Zero.
Il cantante sta per festeggiare il suo compleanno con l’uscita di un nuovo disco: “Zerosettanta – Volume Tre”, il primo dei tre dischi che il cantautore ha deciso di pubblicare.
Gli altri due album usciranno il 30 ottobre e il 30 novembre. In tutto sono “Quaranta brani, rappresentativi di un trascorso che qui vuole ribadire lo sforzo e l’attenzione verso quella coerenza che mi ha sempre contraddistinto”.
Renato ricorda la sua carriera, orgoglioso di quanto creato, avendo avuto “l’opportunità di far passare un pensiero e un modo di essere non convenzionale. Devo molto a Renato Zero, con il suo sacrificio mi ha consentito di resistere a certi condizionamenti anche discografici. In giacca e cravatta non sarebbe stato lo stesso”.
Sono in molti a fargli notare le somiglianze con Achille Lauro e Renato replica così: “Lui riesce ad affermarsi con poca spesa, io mi sono fatto un mazzo così, ma lungi da me giudicare. Io amo tutti quelli che fanno questo lavoro a patto che non prendano per il c**o il pubblico”.
Poi precisa ancora: “Quando ho iniziato io dovevano sgomberare le piste dei locali, non c’erano palcoscenici. Sfollavano la pista da ballo e io cantavo con solo un revox, nella mia nudità coperta di piume. Non giocavo a fare il clown della situazione, io cantavo le problematiche della periferia, della borgata della gente emarginata”.
Renato Zero ha anche qualcosa da dire sulla musica contemporanea: “Non si può fare la musica chiusi in una stanza, soli davanti al pc, perché così diventa un soliloquio sterile. E la facilità di visibilità che hanno oggi i ragazzi rischia di bruciarli troppo presto”.
Non le manda certo a dire il re dei sorcini: “Nel nome del target, non passano le mie canzoni. De André, Guccini, Lauzi, Battiato sono stati abbandonati dalle radio che non danno la possibilità di ascoltare chi in questo Paese ha cantato alto. La monnezza la lasciassero agli inglese e agli americani che a casa loro mettono musica buona, a noi ci mandano lo spezzatino”, conclude.
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