Il giorno dopo i risultati elettorali ogni partito ha avuto un motivo per esultare. Ma nessuno ha menzionato le sconfitte.
Tutti vincitori, nessun perdente. O almeno, è ciò che è sembrato all’indomani delle votazioni di domenica 20 e lunedì 21 settembre. In quei giorni infatti il governo si giocava due partite importanti: da una parte il Referendum per il taglio dei parlamentari, dall’altra le elezioni regionali in Liguria, Veneto, Valle d’Aosta, Toscana, Marche, Campania e Puglia.
Il primo si è risolto con la vittoria del Sì, bandiera ideologica del Movimento 5 stelle, appoggiato anche dal segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti. Le seconde si sono concluse con un pareggio tra destra e sinistra, a dispetto delle aspettative del leader della Lega Matteo Salvini. Eppure durante la giornata di ieri, martedì 22 settembre, e ancora oggi, gli esponenti politici sia del Governo che dell’Opposizione hanno gioito per i risultati elettorali.
Nessuno si è mostrato cosciente, se non addirittura deluso, di non aver raggiunto i risultati sperati in alcuni ambiti. Anzi si è verificata la solita corsa alle dichiarazioni rilasciate sui social media, che non ammettono sconfitta. Tutti hanno detto o scritto “abbiamo vinto”, ma questo non può che significare che ognuno ha perso qualcosa. Il Movimento 5 stelle ha vinto per quanto riguarda il Referendum costituzionale, ma ha subìto una dura sconfitta sul piano delle elezioni regionali. Il Partito Democratico è riuscito a non soccombere sotto la “bestia” della Lega di Matteo Salvini, ma ha perso un’importante “roccaforte rossa” come le Marche. E infine il leader del Carroccio si è visto svanire davanti agli occhi il sogno di ottenere la maggioranza dei voti in tutte e sette le regioni.
Hanno esultato i vertici del M5s, a partire dal leader Vito Crimi, che ha definito la vittoria del Sì un “risultato storico e straordinario” con il quale il movimento ha dimostrato di “essere trainante e il motore del cambiamento”, come ha riportato Il Fatto Quotidiano. Tuttavia il leader dei grillini, con queste parole, non ha tenuto in considerazione i risultati delle regionali, che dimostrano un netto distaccamento dalla politica locale e dai territori, proprio ciò che li aveva resi tanto popolari all’inizio della loro ascesa. Simili le parole del ministro degli Esteri Luigi di Maio, affidate al suo profilo Facebook ufficiale: “Quello raggiunto oggi è un risultato storico. Torniamo ad avere un Parlamento normale, con 345 poltrone e privilegi in meno. È la politica che dà un segnale ai cittadini. Senza il MoVimento 5 Stelle tutto questo non sarebbe mai successo”.
Tuttavia i pentastellati non hanno menzionato i deludenti risultati delle elezioni regionali. A ricordarli ci ha pensato Massimo Bugani, capo dello staff della sindaca di Roma Virginia Raggi. “In regioni dove avevamo il 45% abbiamo il 10%, in regioni dove avevamo il 15 abbiamo il 3%”, ha sottolineato in un lungo post su Facebook. E per questo il Movimento non dovrebbe adagiarsi sugli allori del quasi 70 per cento raggiunto dal Sì al Referendum costituzionale.
Anche Zingaretti si è preso i suoi meriti. Il risultato è stato letto dal segretario dem come la conferma che “il Partito Democratico è tornato a essere il primo partito italiano”, ha detto in conferenza stampa. Ma anche in questo caso le parole di entusiasmo non prendono in considerazione l’altra faccia della medaglia. Nelle regionali, infatti, il Pd ha perso nelle Marche, da sempre considerata una “roccaforte rossa” e dunque territorio fertile per le elezioni dei candidati di centrosinistra.
Infine neanche Salvini, che nei giorni precedenti all’apertura delle urne pronosticava un 7-0 contro il centrosinistra in corsa alle regionali, si è risparmiato nei commenti positivi al suo partito. “Come Lega passiamo da 46 a 75 consiglieri regionali”, ha detto. “Rispetto alle regionali i nostri voti sono quasi raddoppiati, le elezioni europee sono un altro paio di maniche, stiamo parlando di elezioni per sindaci e governatori. A Macerata abbiamo vinto con il 52% e la Lega è primo partito, mai capitato. In provincia di Treviso la Lega e la lista Zaia fanno il 70% dei voti”, ha sottolineato il leader del Carroccio ai microfoni di Radio Anch’io. Ma si è dimenticato di specificare che la vittoria schiacciante di Luca Zaia in Veneto, che da solo ha preso più del 44 per cento, mina profondamente la sua leadership all’interno del partito.
Salvini, inoltre, ha tralasciato il fatto che i risultati sono stati molto diversi da quelli che si aspettava. Le regionali infatti si sono concluse con un pareggio, 3-3, che potrebbe addirittura diventare un 3-4 per i dem, visto che Zingaretti ha già iniziato a parlare di alleanza con gli autonomisti in Valle d’Aosta.
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Nonostante nessuno dichiari di aver perso, di sicuro nessuno ha vinto completamente. Le tenuta del Governo e la validità dell’Opposizione sono ancora tutte da dimostrare.