Si apre una nuova stagione di riforme per il governo: dopo la vittoria del Sì, la maggioranza deve mettere in ordine le sue priorità.
Nell’agenda ci sono due elementi principali: da una parte la legge elettorale, dall’altra la riforma costituzionale. Resta da capire quale verrà votata per prima, ma soprattutto cosa proporranno i partiti sia della maggioranza che dell’opposizione.
I nuovi assetti politici
Una cosa è certa: i risultati elettorali di inizio settimana stanno cambiando gli assetti politici. Se infatti il Movimento 5 stelle ha vinto la sua battaglia sulla riduzione del Parlamento, ha decisamente subito una disfatta nelle regionali, e ora il Pd vuole rivendicare la sua posizione di superiorità all’interno del governo. All’indomani delle elezioni si è subito sollevata l’ipotesi di un rimpasto di governo, ma a negarlo è stato in primis il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Al momento i ministri restano gli stessi, tuttavia al Premier resta il compito di dare un nuovo equilibrio alla maggioranza, divisa tra i due fuochi di M5s e Pd.
Cosa vuole il Pd
Alla luce di queste novità, i dem hanno avanzato alcune questioni per loro imprescindibili. Secondo Stefano Ceccanti, costituzionalista e deputato, bisogna occuparsi prima delle riforme e a seguire della legge elettorale. Un altro punto fondamentale per aprire a una fase nuova è il superamento dei decreti sicurezza firmati da Lega e M5s durante il governo gialloverde. Su questo, nonostante la contrarietà di non pochi esponenti pentastellati, Conte si è schierato con il Pd.
Cosa vuole il M5s
Nel frattempo i grillini restano contrari all’utilizzo del Mes, il fonda salva Stati dell’Ue da 36 miliardi. Se per Pd e Italia viva lo strumento europeo potrebbe far risparmiare al Paese circa 500 milioni l’anno, e per questo andrebbe accettato, per il M5s il rischio è di finire nel vortice dell’austerity in un periodo di profonda crisi economica globale. L’elemento da sfruttare con saggezza, secondo i Cinque stelle, resta il Recovery Fund. In particolare andrebbe fornito un sostanzioso pacchetto alla ministra dal Lavoro, Nunzia Catalfo, che propone- tra le altre cose – ammortizzatori universali e salario minimo per legge.
La legge elettorale
La legge elettorale oggi in vigore è il Rosatellum. Prende il nome da Ettore Rosato, prima in quota Pd, ora renziano e vice presidente della Camera, che l’ha inventato nel 2017. Il sistema prevede l’unione di proporzionale – 61 per cento – e maggioritario – 37 per cento – con un 2 per cento che va agli italiani all’estero. Ma cosa significa? In altre parole, il sistema maggioritario fornisce più seggi a chi prende più voti, mentre il proporzionale la distribuzione dei seggi avviene appunto in proporzione ai voti ottenuti. Ad oggi la maggioranza di governo intende superare il Rosatellum, tanto che dall’inizio del 2020 sta lavorando a un’altra legge elettorale: il Brescellum.
Il Brescellum votato da Pd e M5s
Il testo del Brescellum è stato scritto a gennaio 2020 dal presidente della commissione Affari costituzionali, Giuseppe Brescia, esponente di M5s, da cui prende il nome. Il sistema previsto è il proporzionale. Niente coalizioni, niente premi di maggioranza. Le liste elettorali dovranno essere più corte, minimo quattro candidati e massimo otto. La soglia di sbarramento sale al 5 per cento, chi non la supera non entra neppure in Parlamento. Proprio quest’ultimo punto è stato il centro di numerosi dibattiti: il 5 per cento, infatti, è troppo alto per piccoli partiti come Italia viva o Liberi e uguali. Per questo al momento il Brescellum è stato votato in comune accordo da Pd e M5s, contro le opposizioni, mentre Iv e Leu si sono astenuti. Oltre a questi elementi, i pentastellati vorrebbero aggiungere le preferenze di voto e rifiutare le pluri-candidature. Un altro nodo, specialmente quello sulle preferenze, su cui i principali partiti di maggioranza dovranno trovare una quadra nei prossimi mesi.
Cosa vuole l’opposizione
A differenza della maggioranza, che predilige il sistema proporzionale, l’opposizione spinge sul maggioritario. Secondo Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, il Brescellum sarebbe una “legge salva inciucio“, perché unirebbe forze politiche troppo differenti tra di loro con il solo scopo di mantenere le poltrone. FdI, così come la Lega, continuerebbero a votare con il Rosatellum se non addirittura con il Mattarellum, che prevedeva un 75 per cento di eletti con il maggioritario e il 25 per cento con il proporzionale.