Covid, uno studio fa tornare a tremare le persone anziane

La ricerca è stata condotta dagli specialisti dello Iuss e dell’Università di Pavia. Gli over 65 e gli under 25 potrebbero diventare le fasce di età più a rischio, in casi di nuova ondata di Covid.

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Il Covid-19 potrebbe tornare a essere pericoloso – meteoweek.com

Un nuovo studio condotto sempre a tema Covid-19 rischia di far tornare a tremare le persone anziane. In particolare la fascia di età superiore ai 65 anni, che già durante la prima tremenda ondata in primavera ha pagato il prezzo più caro in termini di vittime. Ma in base a una nuova indagine, sembrerebbe che gli anziani potrebbero essere nuovamente al centro di una catastrofe. Ma a differenza di quanto è accaduto nelle prime settimane di diffusione del Covid-19, non sarebbero solo loro a rischio di subire delle gravi conseguenze, in caso di seconda ondata.

La ricerca in questione è stata condotta da alcuni studiosi dello Iuss, in collaborazione con l’Università. In particolare spicca il grande lavoro svolto da due ricercatrici, Chiara Crespi e Chiara Cerami. Hanno condotto loro il pool che ha portato alla luce l’esito di questo studio. Da qui si è evinto che sono gli over 65 e i giovani sotto i 25 i più fragili e a rischio nei prossimi mesi per l’emergenza Covid. La ricerca è stata condotta su un campione di 1.258 persone di nazionalità italiana, intervistate durante il lockdown tra il 14 e il 31 marzo scorsi.

Da qui è stata redatta una nota, che comprende proprio l’esito di questo studio e le motivazioni che hanno indotto in questa direzione. “Tenendo conto del genere e delle diverse fasce di età – si legge nella nota – mentre la fragilità fisica come prevedibile aumenta linearmente con l’età ed è maggiore nelle donne che nei maschi, i più giovani e gli anziani presentano una maggiore vulnerabilità sociale rispetto alla fascia di individui di mezza età“. Tra le altre cose, si fa anche una netta distinzione di genere, con il sesso maschile che potrebbe essere più a rischio.

Le ricercatrici Chiara Crespi e Chiara Cerami – meteoweek.com

Nella nota, infatti, si legge che “gli uomini sono più vulnerabili rispetto alle donne. Sia la fragilità fisica che la vulnerabilità sociale contribuiscono a spiegare la percezione individuale dell’impatto dell’emergenza Covid 19 sulla salute“. A questa si aggiungono altre implicazioni, questa volta di natura mentale e di integrità psicologica. “L’isolamento sociale e la solitudine percepita in seguito all’epidemia sono in grado di esercitare effetti psicosociali drammatici nella popolazione generale“, scrivono le due ricercatrici nell’elaborato finale.

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Al pari della fragilità fisica correlata all’età e/o alla presenza di patologie pregresse – prosegue il discorso conclusivo – , la vulnerabilità psicosociale è un fattore di rischio in grado di determinare, in caso di infezione, un esito più grave, interagendo anche sull’efficienza del sistema immunitario. L’individuazione precoce di categorie vulnerabili, a rischio di ammalarsi e di sviluppare cambiamenti duraturi dello stato di salute, rappresenta una sfida per i prossimi mesi per prevenire le conseguenze sul benessere generale, destinando – concludono le ricercatrici – risorse a interventi mirati di gestione del disagio“.

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