La scoperta è stata fatta dopo uno studio su oltre 5mila pazienti, con tumore mammario in fase iniziale. La combinazione tra la molecola Abemaciclib e la terapia endocrina adiuvante riduce del 25% il rischio.
Arriva un’altra buona notizia per quanto riguarda la lotta contro il tumore al seno. A renderla nota è lo studio di fase III MonarchE, che è stato condotto su ben 5.637 pazienti. Si tratta di soggetti che hanno riscontrato un carcinoma mammario in fase iniziale HR+, HER2- ad alto rischio. Lo studio è stato condotto in oltre 600 centri, dislocati su ben 38 Paesi in giro per il mondo. I dati emersi dallo studio sono stati presentati al Presidential Symposium del Congresso virtuale 2020 della European Society for Medical Oncology. Inoltre sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Oncology.
Come detto, il risultato di questo studio ha prodotto qualcosa di soddisfacente nella lotta contro il tumore al seno. Nel 25,3% dei casi, infatti, è stato abbattuto il rischio di recidive su questo carcinoma. Il tutto grazie all’incontro tra una molecola, l’Abemaciclib, e la terapia proposta nel corso dell’indagine. Si tratta di una terapia endocrina adiuvante standard, che consente proprio di spazzare via l’eventualità di una recidiva del tumore. In un primo momento, infatti, erano stati condotti studi che prevedevano solo la terapia nei pazienti con cancro al seno.
Inoltre, questa terapia endocrina ha dato via a una riduzione sensibile anche per il rischio di ricadute di malattia a distanza. Nel 28,3% dei casi, infatti, è stato riscontrato il mancato sviluppo di una malattia di tipo metastatico. Il farmaco che è finito al centro di questo studio è stato sviluppato e prodotto da Eli Lilly. Non è da escludere che nel giro di poche settimane la molecola verrà portata anche sul mercato, o comunque introdotta negli ospedali e nei centri specializzati. Anche perchè uno sviluppo così importante nella lotta contro il carcinoma mammario merita di essere portato avanti.
Non mancano i commenti entusiastici, dopo che i risultati dello studio sono stati resi noti. “Questi dati costituiscono una novità decisiva per le persone con un carcinoma mammario in fase iniziale HR +, HER2- ad alto rischio – dichiara Valentina Guarneri, professore associato di Oncologia Medica presso l’università di Padova – , pari a circa il 20-30% dei 53.500 casi di tumore al seno che si registrano ogni anno in Italia: potenzialmente si tratta di uno dei più importanti progressi nel trattamento di questa popolazione di pazienti negli ultimi due decenni“.
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“In questi pazienti con un rischio di recidiva elevato – prosegue la professoressa Guarneri – Abemaciclib, aggiunto alla terapia endocrina adiuvante, ha migliorato significativamente la sopravvivenza libera da ripresa di malattia. L’effetto è infatti molto evidente non solo sulle recidive locali, ma soprattutto su quelle a distanza che sono poi responsabili di malattia metastatica: evitarle implica perciò non soltanto allungare la sopravvivenza, ma soprattutto aumentare la probabilità di guarigione“.