Dai primi exit-poll, il referendum costituzionale segna la vittoria del Sì, un termometro importante per capire gli attuali equilibri.
Gli italiani vogliono tagliare: secondo gli exit poll di Consorzio Opinio Italia per la Rai, al referendum costituzionale per la riduzione degli eletti da 945 a 600 hanno prevalso i favorevoli. I Sì oscillano tra il 60 e il 64%. Il No raggiunge il 36-40%. Non c’è storia, devono essere di meno. La proiezione si basa su un campione del 5 per cento. I dati non sono ancora confermati ma se così fosse, sarebbe riscontrabile una nuova tendenza che porta l’Italia sempre più a destra e d’altro canto i dati sulle regionali non sono molto diversi. In Veneto il candidato di centrodesra Luca Zaia è nettamente in testa con il 72-76% su Arturo Lorenzoni (centrosinistra) fermo al 16-20%.
In Liguria Giovanni Toti (centrodestra) è avanti con una forbice compresa tra il 51-54% su Ferruccio Sansa (centrosinistra) che è tra il 33 e il 37%.
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Le Sardine, d’altro canto, lo avevano detto: “Parlare del referendum fa paura, ma non possiamo tacere“, era stato l’esordio. E questo perché, secondo loro, si tratta di una riforma “demagogica e dannosa”. “Tagliando il numero dei parlamentari”, si legge nel lungo post, “si mettono in discussione le fondamenta della democrazia parlamentare, con la sua capacità di esprimere il pluralismo e la complessità della società”. Secondo le Sardine, di conseguenza, “in un modello maggiormente orientato alla decisione che alla discussione (come quello cui stiamo andando incontro negli ultimi anni) verrà sminuito uno degli elementi imprescindibili della cosa pubblica”. E ancora: “Il problema attuale dei nostri rappresentanti non è il sovrannumero, come i populisti vogliono farci pensare, ma la qualità del dibattito e della classe dirigente”. Il post continua elencando i quattro motivi per cui le Sardine voteranno no. Innanzitutto, scrivono, “la rappresentanza”: “Il parlamentare è fondamentale perché deve portare la voce dei cittadini nelle istituzioni. Con il taglio dei parlamentari verrebbe fortemente indebolito questo principio e con lui la centralità del Parlamento, e dunque del popolo, nel sistema costituzionale e democratico”. Parole rimaste inascoltate. Il sì ormai è quasi una certezza: ai posteri l’ardua sentenza.
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