In questa parabola possiamo rintracciare un messaggio di Gesù contro la superbia e l’invidia. Ecco come i primi sono gli ultimi
Ss. Andrea Kim Taegon, Paolo Chong Hasang e c. (m)
25.a del Tempo Ordinario (anno A)
Il Signore è vicino a chi lo invoca
Is 55,6-9; Sal 144; Fil 1,20c-24.27a; Mt 20,1-16
I miei pensieri non sono i vostri pensieri.
Dal libro del profeta Isaia 55,6-9
Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
Parola di Dio.
R. Il Signore è vicino a chi lo invoca.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza. R.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature. R.
Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità. R.
Per me il vivere è Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 1,20c-27a
Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo. Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.
Parola di Dio.
Sei invidioso perché io sono buono?
+ Dal Vangelo secondo Matteo 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno i loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi”.
Parola del Signore.
La parabola di oggi è per quando otteniamo qualcosa, eppure non ci accontentiamo. Quando, pur sapendo che ciò che otterremo è ciò che vogliamo e che ci serve, vorremmo l’esclusiva e non ci piace l’idea che altri abbiano lo stesso. La parabola di oggi è per quando, non comprendendo la bontà di Dio, riteniamo ingiusto che egli dia a chi ci sembra “inferiore” a noi, lo stesso che dà a noi, o di più.
La parabola oggi è quindi contro la superbia e l’invidia, e ci ricorda l’umiltà di considerare che Dio non ragiona come ragiona il mondo, ma per lui ciò che appare primo può essere ultimo e ciò che è ultimo, primo. Ci ricorda come dalle buone intenzioni si può passare all’invidia. Ci ricorda inoltre che il confine nel nostro cuore tra umiltà e superbia è labile, e sta nella nostra disposizione d’animo e nel saper considerare le cose con rettitudine.
Infatti, coloro che con lena e impegno si sono messi a lavorare alla vigna dal mattino, diventano alla fine invidiosi degli ultimi arrivati che ricevono la stessa paga.
Qui non c’è “giustizia sociale”, si direbbe! E invece c’è, perché i lavoratori del pomeriggio, gli ultimi, sono quelli che nessuno ha scelto, che sono riusciti a trovare Gesù per ultimi, che hanno patito di più prima di incontrarlo e seguirlo.
Gesù chiede ai primi: siete forse invidiosi perché io sono buono? Questo perché quei vignaioli si sono ribellati con Dio e hanno avuto invidia dei loro fratelli e persino della bontà di Dio. Forse non riuscendola a comprendere, mentre invece l’avranno sperimentata maggiormente gli “ultimi” vignaioli arrivati, sconsolati nell’attesa di Gesù.
Questa parola è forse per chi crede di essere bravo, per chi si sente primo, scelto, per qui cristiani che si reputano migliori degli altri, dimenticandosi delle parole di Gesù, che afferma: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mc 2,17).
Gesù sceglie subito chi ha più bisogno di lui, cioè i peccatori e i malati nell’anima. E gli altri lavoratori, che nessuno aveva scelto e che Gesù ha chiamato all’ultimo, forse erano quelli che meritavano una ricompensa in un certo senso maggiore, poiché avevano meno bisogno di essere educati nel lavoro della sua vigna dall’alba della vita. Tutti di loro si salveranno, ottenendo la ricompensa pattuita da Gesù, il Regno dei Cieli ma i primi, che si credevano tali agli occhi di Dio, erano in realtà gli “ultimi” agli occhi di Dio.
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